La voce del padrone


Non sarà sfuggita a nessuno la singolare consonanza tra tutti gli organi di informazione "che contano" non solo quanto a posizioni politiche, ma persino ai cliché "figurativi". Dal "Corriere" alla "Repubblica", passando per il "Secolo" e l' "Unità ", dalle voci del TG di Vespa a quello di Curzi, ci siamo sentiti snocciolare le stesse "immagini". Saddam nuovo Hitler, la violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, l'uso criminale delle armi illecite etc. etc., insomma la "barbarie" (medio-orientale) contro la "civiltà" dell'Occidente, notoriamente rispettosa del Diritto Universale e da sempre aliena dall'uso delle armi illecite (quelle chimiche si è limitato a produrle e venderle e, quando le ha usate - vedi Vietnam - l' ha fatto contro "barbare provocazioni"; l'atomica è servita - altrettanto notoriamente - solo a sconfiggere il fascismo ed assicurarci la libertà democratica…).

Al comando del padrone, il cane muove la coda e si mette ad abbaiare secondo copione, così come si vedeva nel logo della vecchia marca di dischi de "La Voce del Padrone" (per l'appunto). Ma, quel che è più "curioso" nell'era dei compact disc, neppure il copione è cambiato.

Qui sotto riportiamo, a titolo di paragone, uno dei tanti trafiletti dell'epoca fascista per giustificare la missione civilizzatrice dell'Impero in Etiopia. Ognuno giudichi da sé.

Cos'è cambiato nel frattempo? Questo, sostanzialmente: che allora c'era ancora, nel movimento operaio, chi osava gridare provocatoriamente "Viva il Negus!" in ispregio al proprio imperialismo, mentre oggi tutti appaiono intruppati dietro le cannoniere imperialiste, al massimo disquisendo se esse debbono essere poste sotto comando dell'ONU o meno (la bocca dei cannoni, in un caso o nell'altro, deve essere puntata contro lo stesso obiettivo)

I barbari mezzi di combattimento usati dagli Abissini hanno raggiunto il massimo dello spregio e dell'offesa contro ogni più elementare sentimento di umanità, sia "civico" che "militare"…

I diretti e gli indiretti consiglieri e seguaci del Negus devono sapere questo: che la guerra ha le sue leggi, e chi le viola - come appunto fa l'Etiopia - non ha più diritto di invocarle. Gli armati Etiopici con l'uso delle pallottole esplosive dum-dum, con l'uso abusivo dei segni della Croce Rossa, con il massacro di un prigioniero, si sono posti fuori legge; vanno trattati quindi come cani idrofobi. Dinanzi alla barbarie, non vale che la forza nella sua più esplicita capacità distruttiva.

Contro certo selvaggio furore ogni forma cavalleresca è un non senso, un'ingenuità, un imperdonabile errore che dai barbari non può essere ritenuta se non come una forma di debolezza.

E allora… alla guerra come alla guerra! Con i "fuori legge" ogni mezzo di distruzione deve essere adoprato. Senza pietà né misericordia. Se c'è qualche falso piagnone che ha fatto credere ai barbari il libero… transito delle loro nefande gesta nel monda civile, Roma farà vedere che non è dello stesso parere: piegherà i selvaggi e gli amici loro.

("420", 19 gennaio 1936)