Pubblichiamo il testo di uno dei volantini diffusi dalla nostra organizzazione nelle dimostrazioni che hanno fatto seguito allo scoppio della guerra nel Golfo.

CONTRO L'AGGRESSIONE IMPERIALISTA 
ALLE MASSE ARABE E ISLAMICHE


Le operazioni militari di aggressione alle masse arabe e islamiche in Iraq sono iniziate.

Partecipano, variamente coinvolte, tutte le maggiori potenze imperialista a tra queste l'Italia.

L'attacco sferrato, preparato dall'embargo, altro non rappresenta se non la prosecuzione di una guerra che ormai da anni l'imperialismo porta a tutta la regione mediorientale.

Solo gli imbecilli, gli ammalati di cretinismo parlamentare, ne potranno rimanere sorpresi; coloro che prendevano per buono il richiamo alla "legalità internazionale" (che tradotto si legge: "ordine e rapina imperialista"); coloro che pensavano che richiamandosi all'art. 11 della Costituzione (che recita: "l'Italia ripudia la guerra") avrebbero riportato alla ragione i nostri governanti; coloro che credono che le "istituzioni democratiche", l'ONU, siano veramente organi super partes e non strumenti di dominio di una classe vorace che vive di feroce sfruttamento, disposta a tutto pur di garantirsene i frutti.

L'obiettivo di questa guerra è quello di "dare una lezione" non a Saddam Hussein, ma a milioni di sfruttati arabi e islamici che hanno deciso di ribellarsi all'ordine e allo sfruttamento imperialisti.

CONTRO QUESTA SACROSANTA LOTTA NON CI SONO BOMBARDAMENTI CHE TENGONO.

Le cause della sollevazione, della necessaria insorgenza delle masse oppresse, finché non sarà sbaraccato l'apparato di dominio imperialista e capitalista si estenderanno e moltiplicheranno. In barba al trionfalismo della propaganda borghese di queste ore, volta a fiaccare la resistenza di un mare umano in fermento in tutto il Medioriente.

Il governo italiano non è spettatore di questa guerra, è schierato e armato contro le masse.

ORA (ED E SEMPLICEMENTE PIÙ CHIARO) NON CI SONO PIÙ ALIBI: DA CHE PARTE STAI?

Questa la domanda che rivolgono da un lato i nostri governanti (che per bocca del ministro degli esteri De Michelis affermano: "o si sta da una parte… oppure dall'altra… a stare nel mezzo si rischia di rimanere stritolati"), e che dall'altro lato non Saddam Hussein ma milioni e milioni di diseredati, vere e proprie vittime del vorace sfruttamento imperialista, in Medioriente, ci stanno gridando.

Non c'è paese in Medioriente che non vibri delle manifestazioni, delle lotte, degli slogan antioccidentali.

PER LORO NON SI TRATTA DI DECIDERE TRA LA GUERRA E LA PACE, SI TRATTA SOLO DI LOTTARE PERCHÉ È IMPOSSIBILE LAGGIÙ ORMAI SOPRAVVIVERE.

Con splendido istinto le masse si sono rivoltate addebitando all'Occidente la propria condizione di fame, guerra, sfruttamento.

Con splendido istinto hanno colto il senso di questa guerra.

Qui da noi, viceversa, le grandi manifestazioni di questi giorni hanno stentato proprio su questo punto: CONTRO CHI? A FIANCO DI CHI?

Ha ragione De Michelis: "a stare nel mezzo si corre il rischio di essere stritolati".

Ebbene il pacifismo manifestatosi in questi giorni nelle piazze, nella misura in cui non compirà alcuni fondamentali passi, "resterà stritolato" allorquando governo e padroni da un lato si troveranno nella necessità di non più tollerare alcuna defezione al fronte patriottardo sciovinista (ne sanno qualcosa i 400 pacifisti arrestati in America nel corso delle ultime manifestazioni), e dall'altro cominceranno a farsi sentire qui le schegge dell'insurrezione araba e islamica anche attraverso le più disperate forme di lotta.

L'illusione di potersi preservare dai terremoti a venire, di poter ripristinare il mondo "per come era prima" (facendo finta di non sapere che la "nostra quiete", la "nostra pace" è fondata e si alimenta del sudore e del sangue dei tre quarti dell'umanità) è destinata a cadere fragorosamente.

Sì, il terremoto SONO COSTRETTI a portarlo gli sfruttati del Medioriente.

L'imperialismo vuole ripristinare l'ordine con tutti i suoi strumenti (dalle sordide dichiarazioni dell'ONU ai propri cannoni), per la propria pace.

È un terremoto inevitabile.

Le manifestazioni di questi giorni vedono una grossa partecipazione di giovani, di studenti. Deve farsi chiara la consapevolezza che schierarsi con l'imperialismo, con il governo vuol dire autocandidarsi a servire gli interessi di rapina e sfruttamento dei padroni e dei capitalisti, a essere utilizzato direttamente come carne da cannone laggiù o in funzione repressiva qui nei confronti di coloro che (operai, disoccupati, immigrati) dovranno lottare contro l'imperialismo consapevoli di non avere nulla da guadagnare dal "ristabilimento dell'ordine" imperialista nel mondo.

L'EQUIDISTANZA TRA AGGRESSORE (L'IMPERIALISMO) E AGGREDITO (LE MASSE) È UNA RAMPA DI LANCIO PER TROVARSI ARRUOLATI.

Primo fra i passi da compiere è che si sviluppi una vera lotta per l'incondizionato ritiro dell'imperialismo dal Golfo. Senza alcuna condizione.

Che si sviluppino comitati attivi di difesa degli extracomunitari, i primi a subire la repressione e la militarizzazione che procederà inesorabilmente nei prossimi giorni. Comitati che esprimano chiaramente la propria solidarietà alle masse arabe e islamiche.

Perché nelle piazze suonino come criminali e corresponsabili dell'aggressione gli slogan contro il "pazzo Hussein" e come un boato risuonino le grida di sostegno alla causa degli oppressi nel mondo.

GIÙ LA MANI DALL'IRAQ!
A FIANCO DELLE MASSE ARABE E ISLAMICHE!
CONTRO IL GOVERNO ITALIANO!

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

Roma, 17 gennaio 1991