Leoncavallo:
una campagna d'ordine

La seconda repubblica va lastricando la sua strada. Di mese in mese evidenzia sempre più chiaramente le "pietre" e il "cemento" con cui intende avanzare: licenziamenti e peggioramento per le condizioni di vita e di lavoro da un lato, campagne d'ordine dall'altro. La sostanza del grande battage sulla chiusura del Centro sociale Leoncavallo sta precisamente in questo: una campagna d'ordine borghese. Con quale destinatario? Il giovane "antagonista" capellone, pluriorecchinato del centro sociale? E' vero ci si rivolge a lui, ma il destinatario ultimo del messaggio sono proprio i lavoratori.

Vediamo in che senso.

A preoccupare non è certo il potenziale "rivoluzionario" dei centri sociali. Al contrario, le attenzioni che questi rivolgono all'unica classe realmente rivoluzionaria (la classe operaia) sono decisamente nulle, quando non contrapposte, magari dietro la giustificazione di una presunta critica di avanguardia al sindacato confederale e alle "arretrate" masse che esso rappresenta.

Comprendiamo dunque perchè, parte della stampa (quella progressista ovviamente), negli ultimi mesi, ci ha presentato i frequentatori dei centri sociali come, al di la del look, veri e propri bravi ragazzi (ahinoi!).

E allora perchè tanto baccano?

Chi non ha notato come tutta questa vicenda si sia sviluppata attorno ai concetti di ordine, di proprietà e di legalità? La borghesia ha una propria "sana" ideologia ed attorno a questa intruppa le sue schiere. Attraverso la vicenda del Leoncavallo padroni grandi e piccoli, governo e giunta di Milano, tutti, seppur con modalità diverse, hanno mirato a ribadire un principio sacro per la società borghese: il diritto di disporre liberamente della proprietà.

In base a questo stesso principio sono stati caricati dalla polizia gli operai di Crotone e inviate decine di comunicazioni giudiziarie a quelli dell'ILVA di Livorno per i blocchi stradali contro i tagli occupazionali.

E lo stesso principio porta a mettere in discussione ogni lotta operaia che, sia quando chiede più salario che quando si oppone ai licenziamenti -ma anche quando chiede solo di discutere con le aziende i "programmi industriali"-, è un fastidioso ostacolo alla libera disponibilità della proprietà.

La richiesta d'ordine che galvanizza professionisti, commercianti, speculatori, padroni e padroncini è, dunque, non solo invocazione d'ordine a difesa del proprio orticello individuale, ma mira direttamente alla difesa del privilegio di una classe, quella che ha la proprietà di capitali e mezzi produttivi e vuole poterne disporre in assoluta libertà.

La campagna contro il Leoncavallo è diventata allora per tutta la borghesia un'utile esercitazione per compattare l'ariete di un blocco sociale da scagliare poi contro il vero nemico che essa vuole mandare al tappeto: la forza organizzata della classe operaia.

Ma la campagna sul Leoncavallo contiene un messaggio anche per i lavoratori: buono per oggi, indispensabile per domani. "E ora di farla finita con spazi di organizzazione e di discussione fuori dal rispetto delle regole poste a pilastro del nostro sistema". "E ora di smetterla con il concessivismo anni '70". "Rassegnatevi e subordinatevi alle nostre leggi".

Di fronte a questi preparativi dell'esercito a noi avverso, non valgono ghetti o isole di presunto antagonismo; non valgono tentativi di salvataggio in ordine sparso. Al contrario, è urgente una scesa in campo compatta e generale dell'intera nostra classe senza alcuna sottovalutazione di nessuna delle armi usate dai capitalisti, campagne d'ordine comprese.

L'attacco borghese passa su tutti i piani. La nostra risposta deve porsi all'altezza dello scontro.