Esportatori di democrazia

Tra le menzogne più spudorate c'è quella che suona così (anche sull'Unità): "noi Occidente interveniamo nel Terzo Mondo per apportare la democrazia a paesi in cui dominano ancora incivili dittature".

Tutto sta a vedere:

1) cosa si intende per democrazia. La traduzione più corrispondente al reale è: una situazione sociale e politica più favorevole agli interessi dei paesi imperialisti, che sono la più "antidemocratica" delle forze esistenti al mondo. Esempi: è stata una vittoria della democrazia l'imposizione alla Serbia di un premier, Panic, "eletto" a questa carica direttamente dalla Casa Bianca; è stato un trionfo della democrazia il ritorno in Kuwait dell'emiro autocrate; sarebbe un'apoteosi della democrazia il ritorno al potere in Tibet della teocrazia spodestata -diciamo noi con troppo buon garbo e moderazione- dalla rivoluzione nazionale cinese. In breve: è democratico tutto ciò che provoca un maggiore infeudamento del sud del mondo alle metropoli espropriatrici. Se questo avviene con il formale rispetto del metodo elettorale, tanto meglio; altrimenti va bene lo stesso.

2) Cosa succede nel caso in cui le "aspettative democratiche" così intense non trovano conferma nella realtà. Lo si è visto chiaramente in Algeria quando a vincere le sacre elezioni è stato il FIS sgradito agli occidentali. In tal caso carri armati e legge marziale a difesa dei democratici profitti delle multinazionali petrolifere statunitensi, francesi e italiane sono stati forse una misura non perfettamente democratica, ma in ultima analisi "assolutamente indispensabile" per impedire l'insediamento al potere di una forza "totalitaria" come il FIS. Tale perchè, probabilmente, per la pressione su di esso delle masse sfruttate, "ci" avrebbe dovuto far pagare petrolio e gas a qualche liretta in più: ciò che sarebbe vergognosamente antidemocratico...

3) Cosa succederebbe ove nei paesi dominati si sviluppassero dei moti rivoluzionari capaci di instaurare, contro l'imperialismo e le classi locali manutengole dell'Occidente, un potere autenticamente democratico-rivoluzionario (non con le elezioni, come in Algeria, ma con l'insurrezione armata). Cosa è successo in Iran e in Nicaragua non appena un processo del genere si è cominciato a manifestare? Di tutto. Dal sabotaggio internazionale della sua economia all'isolamento diplomatico, alla guerra con montagne di cadaveri fomentata dall'esterno e dall'interno con tutte le risorse di cui la democrazia imperialista, a causa della spietata dittatura di classe che esercita sui lavoratori di tutto il mondo, dispone.

Tenendo presente questo, si comprende meglio cosa voglia dire su l'Unità del 18.9.'94 Renzo Foa, quando afferma: "Quello della democrazia è ormai un problema strategico, non in quanto risolutivo dei problemi di stabilità e di sviluppo, bensì in quanto destinato a segnare un pò ovunque una linea di confine dietro alla quale non si può tornare, se non pagando prezzi immensi"... Ovvero: sappiamo bene che la "esportazione della democrazia" nei continenti di colore non porta né sviluppo economico né stabilità politica, ma poco ci importa purché assicuri sviluppo e stabilità qui, a noi paesi imperialisti. Perchè, se questo avviene, riusciamo a rafforzare la linea di confine che separa i paesi sfruttatori ed oppressori dai paesi sfruttati e oppressi. Esattamente quella linea di frattura fra Sud e Nord del mondo che va distrutta, e che la rivoluzione proletaria distruggerà, impedendo che l'umanità intera paghi dei prezzi ancora più pesanti di quelli che le ha finora imposti il capitalismo.