[che fare 44]  [fine pagina] 

Situazione politica italiana

LEGHISMO AL SUD:
TRAFFICI SULLA PELLE DEL PROLETARIATO

Mentre tutti gli sguardi sono puntati sulla sfida leghista al nord, nel meridione avanza e si consolida la spinta autonomista/federalista e si moltiplicano i tentativi di dare vita a movimenti secessionisti.

Oltre il "laboratorio campano", dove Regione e Comune di Napoli continuano la gara di proclami e rivendicazioni autonomistiche con iniziative concrete che creano fatti compiuti, un po’ tutti gli amministratori locali (polisti e ulivisti) sono contagiati da identica febbre autonomistica, che produce recriminazioni contro Roma, iniziative per attrarre investimenti nei territori amministrati, contatti con il mondo della finanza e dell’imprenditoria internazionale per rilanciare le economie locali.

Dopo i Boc a Napoli, gli emissari della Borsa di New York hanno varato, in varie città del sud, nuovi prestiti finanziati con emissione di titoli. Le proposte di investimento da parte di capitale straniero, americano e non, sono aumentate e hanno eccitato sommamente gli amministratori locali. La Evergreen - leader mondiale nei trasporti, di Taiwan- vuole trasformare Gioia Tauro in uno dei principali porti del mondo; capitali nipponici e americani vogliono costruire -in cambio della gestione- il ponte sullo stretto di Messina.

Bassolino: tre frontiere per un "federalismo concorrenziale"

Il terreno privilegiato dalla maggior parte degli amministratori è quello di definire condizioni favorevoli agli investimenti, prima tra tutte la flessibilità salariale e normativa dei lavoratori.

Bassolino resta la "punta avanzata" che fa da battistrada a tutti gli altri. L’ultima "novità" l’ha proposta Barbieri, assessore a Napoli e responsabile meridionale del Pds, con una serie di indicazioni che "rivoluzionano" l’approccio dello stesso partito alla "questione meridionale".

Il fulcro delle proposte, alcune già in attuazione, è un mix tra flessibilità selvaggia e leva fiscale per riprodurre al sud il miracolo del Galles e dell’Irlanda. Barbieri -e i sindaci, assessori e pezzi di sindacato pronunciatisi a favore in grande copia- vuole generalizzare le "esperienze-limite" tipo indotto di Melfi, la rete delle piccole imprese della Murgia barese e del materano, i casi di Bagnoli, Gioa Tauro e alcuni Patti territoriali. A tal fine vanno smantellati i residui " tabù" sindacali sulla flessibilità, vanno rigettati i provvedimenti "assistenzialistici" come il "pacchetto Treu" e va rinforzata la militarizzazione delle "aree criminali" per reprimere tutte le forme di comportamento sociale "illegale".

Bassolino ha sintetizzato con fraseologia maoista (nel "solco delle tre frontiere: Europa/Mondo-Federalismo-Mercato") la "necessità inderogabile per la municipalità napoletana di collocarsi nel gorgo del mercato mondiale".

Questo suo protagonismo continua a procurargli il plauso di osservatori interessati come l’americo-israeliano IACF (International Association Centers for Federal Studies) che ha deciso di sponsorizzare una nuova rivista napoletana, Elites, il cui dichiarato obiettivo è di superare il "federalismo solidale" dell’Ulivo con un "federalismo concorrenziale". Il tutto si basa sui "distretti industriali" cari agli economisti e sociologi accorsi alla corte Bassolino ma con il cuore in casa Fiat, in cui si realizzano standard produttivi a livello delle tigri asiatiche.

Da parte sua, il "governatore" Rastrelli ha compreso la lezione e si sta adeguando. La Regione Campania ha stretto convenzioni con aziende d’oltreoceano e stipulato "accordi di programma" con lo Stato di New York e il Principato di Monaco. Fondamento degli accordi è la diffusione di "zone franche" e della deregolamentazione salariale e normativa. In polemica con Bassolino e le sue "città-stato", Rastrelli (Alleanza Nazionale) vanta (Roma, 3.6.97) una sintonia e una "comunanza di battaglia" con i presidenti delle regioni "rosse" nel rivendicare alle Regioni una preminenza di poteri sulle città!

E’ davvero impressionante il grado di penetrazione del virus federalista/autonomista: politici cresciuti alla scuola di nazionalismo, patriottismo e centralismo, manifestano, ora, contro il Parlamento di Roma e di Mantova a difesa di "...regioni dotate di proprie identità politiche, economiche e culturali autonome"!

Del resto le difficoltà di tenuta del Polo al sud sono grandi. Il personale della Dc e del Psi riciclato dal Polo sta con disagio fuori dal governo, da sempre supporto principale di clientele e potere. La conseguenza è una corsa a consolidare una "propria" capacità di rappresentanza rafforzando le spinte localiste e autonomiste (per es. a Ragusa, v.riquadro), oppure, nella migliore tradizione della classe dirigente meridionale, a saltare sul carro del (momentaneo) vincitore.

Le vicende di trasformismo in varie giunte regionali, la querelle sull’anti-Bassolino, il passaggio di notabili e portaborse da un partito all’altro del Polo o direttamente all’Ulivo, provano il grado di confusione politica, di aperta contrapposizione per bande, in definitiva, il permanere di una "cultura democristiana", nociva alla coalizione tutta.

Accerchiare Roma Ladrona

Se il brodo di cultura leghista matura velocemente anche al sud, spesso impulsato dalla stessa classe dirigente appartenente ai partiti "nazionali", si moltiplicano, nel frattempo, le organizzazioni che rivendicano apertamente il secessionismo.

Il fenomeno è in netta crescita. Manca di una forza d’urto paragonabile a quella della Lega al nord e risente di una dispersione per campanili, ma, in ogni regione sono attive sigle indipendentiste e pubblicati fogli per la riscossa del sud e il distacco dall’Italia. Un primo tentativo per superare la dispersione è stato fatto con una "Alleanza meridionale autonomista" che, scimmiottando la Lega, ha costituito un "Governo provvisorio" con sede a Foggia. Questa e altre organizzazioni hanno promosso, poi, per il 14 settembre una mobilitazione a Melfi per stendere un "documento di indipendenza". L’obiettivo è di superare le divisioni e creare un vero movimento militante su base secessionista anche al sud.

Queste iniziative sono seguite con benevola attenzione dal giornale di Bossi, che, dopo il fallimento dell’iniziativa propria con la Lega Italia Federale, spinge affinchè al sud cresca un movimento speculare al suo per accerchiare da tutti i lati Roma.

Centomila occasioni per aumentare la divisione del proletariato

Per il momento il secessionismo non trova vaste adesioni proletarie o "popolari", ma i sentimenti leghisti e il processo di divisione proletaria marciano spediti anche al sud.

Nel proletariato rimane predominante una sorta di accettazione passiva del corso generale della politica borghese. Il progressivo arretramento del movimento operaio, la totale sottomissione delle forze riformiste alle esigenze capitalistiche, la diffusione delle spinte leghiste al nord, così come il divaricarsi delle condizioni di vita e di lavoro, contribuiscono a spingere il proletariato meridionale nella logica localista, alimentando, di ritorno, le adesioni al leghismo degli operai del nord.

L’ultima vicenda dell’Ansaldo, il cui stabilimento è stato messo in discussione dalla ristrutturazione aziendale, ha ampiamente rappresentato questo dato di difficoltà. Nonostante una buona mobilitazione, tra i lavoratori, ma anche tra le avanguardie, sono apparse suggestioni di un "capitalismo municipale" (... il Comune commissioni all’Ansaldo nuovi autobus e linee ferrate con il vincolo di non smobilitare la fabbrica locale) che, ormai, segna l’orizzonte di numerose lotte sindacali, con il micidiale effetto di contrapporre lavoratori del nord e del sud!

Le misure del Governo, a cominciare dal "pacchetto Treu", finiscono con il rinforzare questo processo. Innanzitutto accrescono la tendenza a diversificare e sanzionare per legge (oltre che, ormai, di fatto) i livelli salariali e normativi del nord e del sud. Ma rappresentano un altro terreno pernicioso per l’unità di classe tra nord e sud, e all’interno dello stesso sud, con il meccanismo della concorrenza tra i Comuni nell’attribuirsi il maggior numero di "occasioni di lavoro" (per un anno!). Criminali, dal punto di vista dell’interesse di classe, sono le responsabilità politiche del Prc, che presenta il Pacchetto come il primo risultato della lotta e asseconda le derive localiste spacciandole per embrioni di possibili nuovi movimenti di lotta.

Fronte unico di classe nord/sud

Di fronte a questo scenario denso di complicazioni per la rimessa in moto della lotta, dell’autonomia e della ricomposizione unitaria di classe, per i comunisti si tratta di saper articolare l’agitazione e la propoganda verso tutti i settori sociali.

Con il nostro autonomo punto di vista rivoluzionario appoggiamo e appoggeremo qualsiasi moto d’insorgenza proletaria (che al di sotto di questa ammorbante calma sociale già siprepara), anche se dovesse presentarsi in forme "inedite" o "spurie" rispetto al recente passato. La nostra azione organizzata è diretta a indicare al proletariato meridionale la strada del fronte unico di classe con i proletari del nord, condizione indispensabile per una contrapposizione unitaria e complessiva alla borghesia e alle sue spinte, tanto quelle in direzione disgregatrice degli attuali assetti statuali, quanto quelle in direzione di un risorgente nazionalismo di cui i proletari meridionali sarebbero i principali destinari.

Ciò comporta che, in ogni ribellione, in ogni sussulto verso l’insopportabilità delle condizioni di vita e di lavoro proletarie, maturi la decisione di porre fine alla supina sottomissione agli interessi capitalistici. Interessi sempre più spietati e famelici, in tutte le possibili varianti con cui si materializzano (aziendali, localistici o nazionalistici) e sempre più tesi alla riperpetuazione dello sfruttamento generalizzato in nome di una "globalizzazione" dai crescenti caratteri anti-sociali.

[che fare 44]  [inizio pagina]