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Contro la crociata
anti-araba e anti-islamica

Algeria:
le democrazie europee perdono il pelo, non il vizio.

Indice

 

Merita di non passare inosservata. Perché una notizia del genere non combacia "perfettamente" con quello che i mezzi d’informazione, per anni e anni, ci hanno detto sull’Algeria. Perché essa offre lo spunto per intendere il vero senso di quello che sta accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo. A patto però di completarla -questa notizia- con qualche particolare che i mezzi d’informazione -chissà perché!- si sono dimenticati di ricordare. È quello che proviamo a fare nella nota che segue.

Ricordate la strage dei 7 marinai italiani compiuta nel ’94 in un porto algerino? I quotidiani dell’8 luglio le dedicarono, tutti, la prima pagina. Ognuno la costruì a modo suo. Ma per mettere in evidenza un’identica tesi di fondo: gli autori della strage sono i terroristi islamici. L’Unità, nel suo editoriale, scrisse ad esempio: "Con i sette marinai italiani sgozzati nella notte, salgono a 44 le vittime occidentali del terrorismo algerino in soli dieci mesi, terrorismo del quale si sa poco o nulla, se non (n.) che è di marca islamica e fondamentalista".

Nel novembre scorso, colpo di scena. Dalle testimonianze di alcuni esponenti della gerarchia militare algerina viene ad emergere che "i sette marinai italiani sgozzati in un porto algerino nel ’94, sono stati uccisi dalle squadre della morte del regime [algerino, n.], che ha poi incolpato gli islamici" (Corriere della Sera, 10.XI.’97). Insomma, strage di stato. Con quale scopo? Quello di suscitare "orrore nell’opinione pubblica europea contro l’integralismo islamico". Non a caso la strage fu compiuta alla vigilia del vertice del G-7 di Napoli, "cassa di risonanza perfetta per esibire al mondo la brutalità degli integralisti islamici".

Questa la notizia degna di non passare inosservata. Sulla quale ci permettiamo di fare le seguenti considerazioni.

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Primo. I sicari e i mandanti.

I mezzi d’informazione e i governi europei si dichiarano scandalizzati dal comportamento del regime algerino. Chiedono commissioni d’inchiesta, qualcuno invoca sanzioni e l’ingerenza umanitaria. Dimenticano un particolare: le forze armate algerine hanno agito con l’approvazione e l’aiuto dei governi europei. Giova ritornare al 1992, al momento in cui le urne stavano per tributare la vittoria elettorale del FIS. Cioè dell’unica formazione politica che aveva denunciato la sottomissione dell’Algeria ai diktat del FMI e dei governi occidentali, e le terribili conseguenze sulle masse lavoratrici e diseredate algerine della svendita all’Occidente delle risorse energetiche nazionali.

I padroni, i ministri, i generali, i finanzieri europei sentirono un brivido nella schiena. Non perché i dirigenti del FIS volessero o fossero in grado di portare ad effetto il loro programma "anti-imperialista". Bensì perché dietro alla vittoria elettorale islamica vi era la brama di riscatto di milioni e milioni di proletari e diseredati; perché l’instaurazione di un altro regime islamico -dopo quello iraniano- avrebbe avuto ripercussioni sensibili in una regione cruciale per l’approvvigionamento energetico dell’Occidente e pel dominio strategico di esso sul mondo.

Meglio non correre rischi, si dissero lor signori. E diedero via libera al carro armato: le forze armate algerine annullarono le elezioni, instaurarono la dittatura, misero fuorilegge il movimento islamico. E poiché non riuscirono a piegare l’opposizione con i mezzi ordinari, costituirono squadre speciali anti-guerriglia per colpire le strutture del movimento islamico e la popolazione civile che vi si riconosceva, per terrorizzarla e indurla alla rassegnazione. Anche in questa escalation le forze armate algerine furono ben assistite dall’Europa: se i "nostri" democratici e civili mezzi d’informazione non fossero gli sgherri a pagamento che sono, dovrebbero ricordarsi di aver elogiato, qualche anno fa, l’addestramento compiuto da Roma e da Parigi dei Nocs algerini (quelli che poi hanno compiuto la strage dei sette marinai).

Non hanno mai detto una parola invece sull’ultima forma che ha assunto il terrorismo di stato algerino, sempre sotto la supervisione occidentale: la distribuzione, in cambio di qualche briciola economica, di armi a clan e sotto-clan, affinché facessero fuori i militanti del GIA o nuclei di popolazione simpatizzanti con essi. Il che dà un’idea di chi sono i veri autori degli eccidi che si stanno verificando in Algeria e che, comunque, rimangono in quantità infinitamente inferiore a quella sparata dalla stampa nostrana. (Non escludiamo che, -avvertivamo nel n. 43 di Che fare- in conseguenza e in parallelo a ciò, possa essersi verificato lo spappolamento di ogni struttura consolidata del vecchio movimento islamico e la deriva della resistenza di ciò che ne è rimasto lungo linee più frammentate e incontrollabili.)

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Secondo. Come i polli di Renzo.

Come ricordato all’inizio, i sette marinai furono sgozzati per "suscitare orrore nell’opinione pubblica europea contro l’integralismo islamico". Poiché i marinai erano lavoratori bianchi, in questo caso "opinione pubblica europea" sta, innanzitutto, per "proletari europei". Questo vuol dire che gli organizzatori della strage volevano suscitare nei lavoratori italiani, francesi, ecc. un sentimento di disprezzo e di odio verso le masse oppresse algerine raccolte dietro la bandiera dell’Islam.

I padroni, i finanzieri e i governi europei non si sono fatti sfuggire l’occasione per approfondire, con una ben orchestrata campagna stampa, il fossato già esistente tra i proletari europei e i lavoratori e i diseredati algerini. Perché? Perché le borghesi europee avevano (ed hanno più che mai) il terrore che i proletari europei, allora in lotta -soprattutto in Francia e Italia- contro i tagli alle pensioni e alla "spesa sociale", riconoscessero di avere una cosa in comune con i diseredati e i lavoratori algerini: il fatto di essere sfruttati e tartassati, pur se in modo diverso, dalla stessa banda di gangster. Un riconoscimento denso di conseguenze politiche...

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Terzo. La verità di oggi è più infame delle bugie di ieri.

Oggi i mezzi d’informazione rivelano gli esecutori materiali della strage. Si potrebbe dire: "Meglio tardi che mai!". Si potrebbe esser contenti che finalmente i governi italiano e francese abbiano preso le distanze da quello di Algeri. Si potrebbe pensare che la stampa democratica e le borghesie europee possano finalmente fare qualcosa di buono per la popolazione algerina. E invece no.

No, perché i paesi europei denunciano oggi le malefatte del regime algerino solo per mettergli i bastoni tra le ruote in conseguenza del fatto che esso si è sganciato dalla sudditanza europea e si è rifugiato sotto il controllo degli USA. Nessun amore per la sorte dei lavoratori e dei disederati algerini muove la borghesia europea e la sua stampa democratica. Nessuna preoccupazione per un armonico sviluppo economico in Algeria, è all’origine della loro "conversione".

A muoverli sono gli stessi sporchi interessi di rapina di ieri. Le commissioni d’inchiesta invocate sono solo un modo per re-ingerirsi nei fatti d’Algeria. Per approfittare dello sbandamento del locale movimento di resistenza antimperialista e colpirlo più a fondo. Per riprendere in mano il controllo del paese cacciando gli alleati-concorrenti a stelle e strisce, e continuare a rapinare il petrolio, il gas e la manodopera algerina come prima e più di prima.

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Quarto. Contro lo sciovinismo dell’uomo bianco!

Ma non è solo di questo che si tratta. La denuncia delle malefatte del governo algerino serve anche per continuare ad approfondire il fossato tra le masse oppresse algerine e i proletari europei, per inoculare una nuova dose di sciovinismo nel sangue di questi ultimi.

Fino a ieri, i mezzi d’informazione ci additavano un pericolo: gli integralisti. Oggi, ve ne aggiungono un altro: i militari algerini. "E te credo", fanno intendere: "Sempre arabi e islamici sono! Non c’è niente da fare, per salvare il mondo non ci siamo che noi europei, noi baluardo della civiltà, noi razza eletta, noi amanti della democrazia".

La vicenda della strage dei sette marinai dovrebbe essere altamente istruttiva su cosa riserveranno ai proletari europei le nuove crociate che l’attuale campagna anti-araba e anti-islamica sta preparando. I proletari europei hanno interesse a non abboccare all’amo lanciato dai loro sfruttatori e a ricacciarglielo in gola dietro a queste parole:

"Quelli da cui ci dobbiamo salvare siete voi, governanti e capitalisti europei. Siete voi il nostro nemico. Gli sfruttati e i disederati algerini, quelli nel loro paese e quelli giunti in Europa a cercare un tozzo di pane, costoro sono i nostri fratelli di classe. Ad essi e alla loro lotta contro l’imperialismo (il nostro stesso nemico) va il nostro appoggio incondizionato, che non verrà meno neanche nel caso in cui la loro mobilitazione prenderà la strada (inefficace) del gesto terroristico a Parigi, a Roma, ecc. Incondizionato perché solo così si potrà pavimentare il terreno a quell’unità di lotta anti-capitalistica dei proletari bianchi e degli oppressi di colore che è il solo mezzo che può estirpare dalla faccia della Terra la vostra decrepita civiltà borghese europea!".

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