[che fare 47]   [fine pagina] 

LA PROSTITUZIONE E LA "SINISTRA"

 

La crociata familiarista ben si sposa con la sostanza della campagna estiva contro la prostituzione. Per il marxismo matrimonio e prostituzione sono due facce della stessa medaglia: quella del rapporto tra i sessi che nella società capitalistica è impossibilitato a darsi in forme naturali e umane, essendo, invece, mediato dal calcolo materiale e dunque dal rapporto di potere, sia quando la donna nel matrimonio si vende al proprio marito e sia quando è costretta sui marciapiedi a vendersi come prostituta a più uomini.

I nuovi crociati che scendono in campo a difendere il matrimonio e la famiglia non contemplano assolutamente l’ipotesi di una società in cui la vita sessuale di uomini e donne possa fare a meno del "mestiere più antico del mondo." Salvo evidentemente sostenere delle campagne moralizzatrici, che, nell’incoraggiare e istituzionalizzare il meretricio -attraverso le varie misure di regolarizzazione-, finiscono per scagliarsi contro le vittime di questo mercato, criminalizzandone le più deboli: le prostitute immigrate.

La "sinistra" che nella crociata familiarista si arrende all’attacco conservatore della Chiesa, mostrandosi sempre più cedevole sui temi dell’aborto e della famiglia, nella campagna estiva contro la prostituzione si rende parte attiva nella cacciata delle prostitute immigrate inaugurando, a partire da Rimini, le ordinanze comunali sulle multe ai clienti delle lucciole. Ma, sulle multe, la "sinistra" non può vantare i diritti d’autore: esse furono proposte qualche anno fa da alcuni sindaci leghisti e di destra, e l’idea venne considerata una violazione della privacy dalle "forze di sinistra", che oggi invece sono disposte ad applicare le politiche di legge e ordine e, tanto per dirla con le parole del sindaco DS di Bologna, "a non far gestire il rigetto sociale alla destra ed alle sue politiche", salvo evidentemente imitarle. A dar man forte a queste misure che colpiscono prioritariamente le immigrate, si aggiungono le dichiarazioni del sindaco progressista di Trieste, Illy, il quale propone di reintrodurre il reato di prostituzione. Ma al peggio non c’è mai fine: "Facciamo il referendum per riaprire le case chiuse. E’ la base che lo chiede. La legge Merlin non è riuscita a combattere la prostituzione visto che dilaga ovunque. Il nostro obiettivo è di aiutare le ragazze che finiscono schiave nel giro" e con questa raccapricciante dichiarazione esordisce niente meno che il segretario dei DS di Prato. Si arriva, insomma, per questa via, a dar sostegno alla vecchia bandiera reazionaria della destra che vuole reintrodurre il bordello, investendo direttamente lo Stato e le istituzioni del controllo e della regolazione della prostituzione, e della salvaguardia della morale benpensante borghese. A Rimini come a Milano, a Sesto San Giovanni come a Roma, è necessario tutelare le "aree pregiate", ripristinare l’ordine pubblico e la rispettabilità del cittadino "per bene". Che la prostituzione si pratichi pure in quartieri periferici, in locali a luci rosse, in case chiuse o inutilizzate (come ha proposto Livia Turco per la provincia di Firenze), purché si sottragga allo sguardo "pudico" di padri, madri e figli lo spettacolo indecoroso di donne e persino bambine gettate sulla strada dalla povertà generata dal capitalismo. Che ci sia la registrazione in appositi elenchi o il trattamento sanitario obbligatorio (come hanno proposto il sindaco Rutelli e la Lega), purché si isolino i casi di prostitute "untrici" e si salvaguardi la salute di uomini onesti, capitati lì per svago, e delle loro famiglie.

Dal momento che per la borghesia la prostituzione è "un male necessario ed ineliminabile", anche il PDS, quale supporter sempre più convinto di questo sistema, è dunque arrivato alla conclusione che questa vendita di carne umana debba essere regolata. Nilde Iotti all’Unità del 27/02/98: "Non m’illudo che possiamo riuscire ad eliminare la prostituzione però bisogna anche aiutare le donne sia italiane sia straniere perché possano mettersi in proprio, se lo credono". Potenza dell’iniziativa privata!!! Non si sogna più una società diversa, ma si accetta integralmente quella esistente e se ne fà l’apologia: cerchiamo di trasformare le donne e le bambine che si prostituiscono in tante "piccole imprenditrici delle loro cosce"! Per chi avesse qualche dubbio circa l’applicabilità di questa soluzione per le 20-30 mila prostitute immigrate, quasi tutte clandestine, il sindaco ulivista di Rimini ne suggerisce un’altra: basta accompagnarle alla frontiera, espellerle e rimpatriarle con il foglio di via, soprattutto se queste, per paura, si rifiutano di scambiare un temporaneo permesso di soggiorno con la denuncia dei propri sfruttatori! D’altro canto quale difficoltà avrebbe questo governo che, più di ogni altro in precedenza, si è esercitato in così breve tempo nella pratica di pestaggi, segregazione, espulsione e assassinio di immigrati illegali?

Soluzioni ipocrite e poliziesche che mirano ad accattivare il consenso dei reazionari, fomentando l’ostilità dei proletari verso i loro fratelli di classe immigrati, additati come i responsabili del degrado dei loro quartieri. Nello stesso tempo, sponsorizzando la compravendita sessuale mascherata dalla libera scelta dei contraenti, veicola pericolosamente tra i proletari l’idea della normalità dell’imbestialimento e del primato del denaro nelle relazioni umane. Un messaggio chiaro: è inutile sognare una società diversa, ognuno vende ciò che possiede e dunque anche tu proletario non puoi sottrarti ad essere merce per il capitale, e tutt’al più puoi aspirare a farla "da padrone", a comprare chi in questa società è più oppresso di te.

La vendita per denaro è la regola generale di questa società che dovunque incita alla prostituzione e la sfrutta. Che c’è di male se ci sono ragazze che si danno non solo nell’illusione di sfavillanti carriere artistiche, ma anche per un posto di commessa al supermercato o di standista in fiera? Quando viene fuori il caso, come di recente è accaduto a Milano, è solo perché il porco in questione, che ha approfittato delle ragazze che si presentavano al colloquio di lavoro, era malato di AIDS. Ma quanti casi di questo tipo si consumano dietro i riflettori delle cronache, in una sorta di "normale" accettazione delle regole del mercato?

La "sinistra" sotto la falsa bandiera dell’indipendenza della donna arriva a sostenere la moralità del vendersi. Come già abbiamo avuto modo di ricordare in un precedente numero del giornale (che fare n.40), l’Unità, all’indomani della morte di Moana Pozzi, scriveva che era una persona di gran dignità, che aveva abbracciato questo mestiere per libera scelta, persino come ideale morale. Lo stesso messaggio è stato lanciato in una recente trasmissione televisiva di Moby Dick, in cui la pornostar Eva Henger veniva presentata (e lei stessa si proponeva) come una "libera" professionista dei film a luci rosse, mestiere che non sminuiva il suo ruolo di moglie e di madre che, in quell’occasione, veniva oltremodo esaltato. Siamo di fronte all’apologia della prostituzione ed alla difesa della libertà individuale di parassitare sul corpo sociale!

Come comunisti siamo contrari alla prostituzione in modo radicalmente e violentemente opposto alla presunta contrarietà di quei moralizzatori borghesi che, organizzandola su scala planetaria e alimentando ogni giorno la mentalità del meretricio generalizzato nella società, propongono ipocritamente questa o quell’altra misura di regolazione del fenomeno.

Esiste una soluzione alla prostituzione che non appartiene alle finte soluzioni suggerite dai rappresentanti della borghesia (multe per i clienti, quartieri a luci rosse, case chiuse, libere cooperative di prostitute)? La soluzione esiste, ma non può venire da "una giusta prostituzione". La prostituta, merce per il consumo dell’uomo, non è una classe, non produce ricchezza, ma consuma quella prodotta dal proletariato e dunque da essa non può venire alcuna risposta per la sua stessa emancipazione. Per i comunisti esiste la soluzione nell’ambito del generale riscatto dell’umanità dal fetido pantano del mercato e del capitalismo. L’unico soggetto - in quanto classe - che può materialmente provvedere a questo riscatto, sovvertendo il meccanismo della generale alienazione e prostituzione sociale, è il proletariato. Prospettiva mai realizzata nella società degli uomini e dunque idealismo? Rispondiamo ricordando a chi ci legge i progressi reali che si sono dati nel corso della rivoluzione russa e che hanno potuto rappresentare soltanto un significativo inizio a causa dello strozzamento della rivoluzione sovietica entro le spire della controrivoluzione internazionale.

La questione della prostituzione venne affrontata cercando di creare i presupposti per un nuovo costume tra i due sessi, a partire innanzitutto dal rifiuto della concezione borghese che contrappone la figura morale della sposa a quella immorale della prostituta: "Per noi, per la Repubblica dei lavoratori, è assolutamente indifferente che la donna si venda a uno o più uomini, che sia una prostituta di professione_ Oppure che venda le proprie carezze ad un marito legale...".

La moralità o immoralità si sancisce su ben altri valori, che non quelli del calcolo materiale: un rapporto tra i sessi basato sullo scambio "di amore con amore, di fiducia con fiducia" (Marx), il benessere della collettività, la crescita del sentimento sociale. Conseguentemente la lotta alla prostituzione fu affrontata secondo il motto: "Chi non lavora non mangia" (posto che il potere sovietico è impegnato a garantire a tutti, uomini e donne, il diritto al lavoro), laddove evidentemente per il bene della collettività era negata la libertà individuale a vivere sulle spalle di altri. Esattamente il contrario di quanto trasmette la sinistra.

Ma quello che contribuì a far regredire la prostituzione (come racconta G. Pannunzio in Ciò che ho visto nella Russia Bolscevica, 1921) fu soprattutto una diversa morale: "Non vi sono case pubbliche, né il mercimonio del marciapiede... Stante la facilità con cui si può celebrare il matrimonio e divorziare, la moralità è maggiore, poiché gli individui finiscono per polarizzarsi solo per motivi di stima e di amore, non essendovi più nemmeno la molla dell’interesse". Il proletariato saprà ritrovare la via rivoluzionaria, rifacendo proprie quelle acquisizioni, per percorrerla in avanti fino al riscatto dell’umanità.

[che fare 47]  [inizio pagina]