[che fare 52]  [fine pagina]

Nostra attività

In una delle diffusioni militanti della nostra stampa, la sezione di Napoli ha distribuito un volantino sull’"ecstasy". Ne pubblichiamo ampi stralci.

Ecstasy: una droga nuova per una società decrepita

In questi giorni molti giornalisti sembrano risvegliarsi da un torpore nel quale erano precipitati da anni, preoccupati come sono dal diffondersi di questa nuova droga tra i ragazzi. In realtà hanno finto di ignorarla per almeno dieci anni (...)

"Pulita", facile da usare e da nascondere, quasi "bella" nei suoi tanti colori e nei mille diversi disegni, questo ritrovato della chimica moderna circola in centinaia di piccole dosi agli ingressi delle discoteche e non solo, e la sua diffusione è stata accompagnata dalla fama di droga che (finalmente) "sale e non fa male" e che non porta dipendenza. Insomma una sorta di innocente svago. Un passatempo soprattutto per chi ha bisogno, almeno un giorno a settimana, di sentirsi finalmente vivo, in grado di avere un rapporto umano con gli altri, di stare "fuori", fuori dallo stress (spesso della fabbrica, come per il ragazzo di Brescia) e dalla quotidiana "competizione".

Ha il diritto questo stato di condannare i ragazzi che cercano in una pasticca il mezzo per ricaricare le energie fisiche e mentali alla fine di una settimana frustrante e per ricominciarne un’altra magari peggiore?

Noi diciamo di no!

Uno stato che promuove pillole per ogni cosa, anche per le attività più naturali come ritrovare il desiderio sessuale o semplicemente quello di dormire e mangiare, non può che favorire (poco conta se lo faccia "programmaticamente") lo sviluppo di ritrovati che spingano i ragazzi, magari per poche ore, a superare le proprie ansie e le proprie insicurezze. Questa droga più delle altre infatti lavora sulla chimica del cervello per attivare sostanze che ci facciano provare allegria, libido, forza, voglia di vivere e soprattutto stare insieme… tutte pulsioni che dovrebbero essere più che naturali in un ventenne immerso in una società sana… Il risultato è che tanti meccanismi cerebrali tarderanno sempre più ad attivarsi spontaneamente, portando depressioni, stati d’ansia, psicosi, insonnia, calo del desiderio e dell’appetito…per dire solo delle conseguenze "meno gravi". (…)

Oggi che le morti da ecstasy (per l’effetto combinato di questa con l’alcool, l’hashish, la cocaina o il viagra) non si possono più coprire e che questa droga produce un numero di giovani-zombie tale da non poter essere sopportato da questa schifosissima società, oggi lo stato addita con disprezzo i mostri che ha creato e finge di affannarsi a trovare una soluzione al problema, sempre però facendo attenzione a non parlare delle cause. (…) La droga si diffonde in questa fase di decadenza della società borghese, perché i giovani e i meno giovani -in particolare gli strati più deboli e oppressi- vedono regredire le loro condizioni materiali di esistenza e vivono la crescente disgregazione del tessuto sociale. Subiamo un bombardamento incessante di messaggi incentrati sull’arrivismo e l’individualismo più sfrenati, sul mito del successo, su modelli di vita illusori cui si contrappone nella realtà il degrado delle periferie urbane, la disoccupazione, l’assenza di spazi di azione e di aggregazione vitali. Si ricorre alla droga per "difendersi" dalla solitudine, dall’emarginazione, dalla violenza dei rapporti sociali.

Ma si possono combattere con la droga le cause profonde del disagio sociale? No!

Le droghe rendono più difficile la via della lotta e dell’organizzazione contro il capitalismo, che è l’unico modo per affrontare realmente il malessere di cui soffre.

Ben diversamente al bisogno di vita "diversa" risponderebbe un movimento di classe che sapesse parlare "per sé", facendosi carico dei propri compiti storici. È proprio la mancanza di un simile movimento che apre le brecce alla droga. Col ripiegamento della lotta avvenuto nel corso dei decenni passati sono venute meno le mille occasioni di socializzazione militante del passato: dalle sezioni di partito agli organismi di base, dalle case del popolo ai circoli ricreativi e sportivi legati ai movimenti di opposizione.

Oggi, purtroppo, anche la sinistra cosiddetta antagonista è ancora invischiata nella "battaglia" per la legalizzazione delle droghe leggere, che è uno degli aspetti del generale processo di sfaldamento ideologico e organizzativo: invece di rispondere al bisogno di prospettive politiche globali e di organizzazione militante dei giovani, si assumano gli stessi modelli di vita e i valori individualistici che questo marcio sistema ci propina. Non a caso questa sinistra (...) non può che ripiegare su una strategia di "riduzione del danno", cioè di male minore: un’ammissione di sconfitta.

Diversi movimenti di liberazione di popoli e razze oppresse, al loro sorgere, hanno cercato innanzitutto di estirpare dalla propria comunità droga e criminalità comune con le quali il potere sottometteva e controllava le tensioni, e si sono dati regole rigide per riscattarsi dall’abbrutimento e dall’abbandono, condizione minima indispensabile per acquistare la forza di lottare. Così è stato nell’Algeria degli anni ’60… fino all Nazione dell’Islam che oggi mobilita i neri d’America. (...)

Noi vogliamo richiamare alla necessità di rilanciare il protagonismo e l’attivizzazione delle masse giovanili, all’interno di quella più generale del proletariato, in una prospettiva reale, coerente, possibile di liberazione dal capitalismo.

Occorre impegnarsi contro i tanti veleni ideologici che ci intossicano, le varie forme -religiose e laiche- di ripiegamento egoistico su se stessi, le regole borghesi del privilegio e del competere, e sostituirvi le pratiche della lotta per una vera socialità. Si tratta di battersi contro l’annichilimento, lo stordimento, la subordinazione al putrescente sistema capitalistico, contro le cause profonde, materiali del malessere sociale. Al problema droga deve essere data una risposta di classe. Al bisogno di droga occorre sostituire il bisogno della propria (e altrui) liberazione dal sistema oppressivo del capitalismo. La gioventù proletaria (e non solo) ha in sé una potenza formidabile da mettere a disposizione delle battaglie contro la borghesia. Essa -soprattutto in un momento così difficile per la nostra classe- non va dispersa ma organizzata e utilizzata per una prospettiva di cambiamento sociale, per una prospettiva rivoluzionaria.

[che fare 52]  [inizio pagina]