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Nostra attività

Ai lavoratori filippini del Kmu,
ai lavoratori filippini in Italia

Pubblichiamo l’invito che ci è giunto dal Kmu per partecipare alla 17a Conferenza di Solidarietà Internazionale da esso organizzata, e il messaggio che la nostra organizzazione gli ha inviato in vista dell’iniziativa.

 

Cari compagni, simpatizzanti e sindacalisti,

allo scopo di salutare il 21° secolo ed il nuovo millennio con una lotta più intensa contro gli attacchi dell’imperialismo ai lavoratori ed ai popoli, il Kmu (Movimento primo Maggio) invita la vostra organizzazione a partecipare alla 17a Conferenza di Solidarietà Internazionale che si terrà dal 29 aprile all’8 maggio 2000.

Il tema che abbiamo scelto per la 17a Conferenza è "NO ai licenziamenti! No al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale, al Wto! Lotta contro la dominazione imperialista!".

Il secolo passato ha portato tremende sofferenze ai lavoratori, alle popolazioni ed alle nazioni oppresse, prodotte dalla sempre peggiore crisi cronica di sovrapproduzione e dalla competizione inter-imperialista.

Crisi sociali e politiche si sono manifestate in Asia dopo il disastro economico del giugno 1977 in Thailandia. I lavoratori continuano a soffrire per i bassi salari, la negazione dei loro diritti, la disoccupazione e sotto-occupazione, il lavoro precario e de-contrattualizzato, le gravi violazioni dei diritti sindacali e l’intensificarsi della repressione. Sebbene gli effetti sociali di tutto ciò siano peggiori nei paesi del Terzo Mondo, gli effetti negativi si fanno sentire anche nei paesi occidentali avanzati. I lavoratori ed i loro militanti sindacali stanno reagendo! Il movimento di lotta non è forte solo nei paesi colpiti più duramente dalla crisi ma anche nei centri del capitalismo globale come l’Europa! I lavoratori hanno lottato per il lavoro, i salari, i diritti sindacali e democratici! Lavoratori e militanti si risvegliano in ogni parte del mondo! No ai licenziamenti! No allo sfruttamento! No al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale, al Wto! No all’imperialismo Usa!

È dunque importante lavorare insieme per rafforzare la solidarietà internazionale, in una maniera organizzata e militante per combattere la dominazione imperialista. Attendiamo con ansia la vostra partecipazione. Ed ogni vostro messaggio di solidarietà sarà il benvenuto.

Saluti solidali
13 gennaio 2000

Crispin B. Beltran
Kmu National Chairperson

Cari compagni,

riceviamo con piacere l’invito alla vostra 17a Conferenza di Solidarietà Internazionale contro i licenziamenti, il Fondo Monetario, gli accordi commerciali internazionali e la dominazione imperialista. Con la medesima soddisfazione leggiamo, nella vostra stampa, le notizie delle mobilitazioni dei lavoratori e degli sfruttati del vostro paese contro l’intensificarsi dello sfruttamento imperialista nell’area asiatico-pacifica, nonché dei vostri sforzi per collegarvi con le lotte sindacali ed antimperialiste che dalla Corea del Sud all’Indonesia si svolgono con energia e determinazione contro i diktat del Fondo Monetario Internazionale e di tutti gli organismi finanziari, politici e militari con cui la mano assassina dell’imperialismo tenta di soggiogare la classe operaia e le masse sfruttate dell’area e di tutto il mondo.

Come sottolineate nei vostri comunicati di "solidarietà internazionale", si tratta di combattere un unico e centralizzato meccanismo di sfruttamento che ha sede in Occidente, nelle banche e negli stati che telecomandano l’economia e la finanza mondiale. A capo vi è il barbaro mostro statunitense, seguito a ruota dal sempre più aggressivo capitale europeo, unito all’imperialismo yankee nel reprimere l’insorgenza degli sfruttati di tutto il mondo e diviso da esso nella concorrenza per spartirsi gli utili del loro sfruttamento. Gli eventi degli ultimi anni hanno dimostrato una volta di più a tutti i lavoratori asiatici che il capitale finanziario non conosce frontiere e demolisce con accresciuta violenza tutto ciò che si frappone tra esso e la spoliazione delle risorse umane e materiali in ogni angolo della terra. Quelle che vengono definite politiche liberiste non sono quindi una politica particolare dell’imperialismo ma l’unica politica che esso è in grado di svolgere a scala mondiale. Paesi a cui esso sembrava aver concesso (pena il continuo sfruttamento delle proprie masse) di costruire le basi per uno sviluppo economico autonomo, sono stati ridotti nel giro di pochi anni sul lastrico, strozzati dal debito, dalla demolizione sistematica delle basi della propria economia. La cosiddetta crisi finanziaria che ha colpito l’intero continente asiatico è stato l’epilogo di questo processo di concentrazione della ricchezza nelle mani dell’imperialismo e di attacco a tutte le masse sfruttate dell’area.

Prima la Thailandia, poi la Corea del Sud, poi l’Indonesia hanno visto la veloce e drammatica legge della globalizzazione capitalistica imporre il ritorno indietro ad uno stato di pre-sviluppo economico. Le conseguenze di questo attacco e le leggi, imposte ai rappresentanti locali dell’imperialismo e da essi accettate sono quelle di sempre: un’ulteriore stretta alle condizioni di vita delle masse, un ulteriore liberalizzazione dei prezzi e delle tariffe, la distruzione dei residui margini di tutela delle economie dei vostri paesi, la violenta repressione degli sfruttati. A ciò si aggiunge l’intensificarsi dell’espansionismo e del controllo militare di tutta l’area orientale per puntare dal Pacifico e da Occidente a ridurre le sterminate masse asiatiche della Cina e della Russia alla medesima condizione di soggiogamento economico e militare (a questo mirava e mira il brutale attacco alla Jugoslavia e la recente guerra nel Kossovo). E voi compagni e lavoratori filippini siete tra quelli che avete subito e subite più di altri le conseguenze di una militarizzazione imperialista che ha deciso di fare del vostro paese la piattaforma nel Pacifico contro l’intero proletariato dell’Asia.

Ma se il capitale e l’imperialismo si globalizzano sempre di più, essi non possono fare a meno di coinvolgere e legare sempre più strettamente i destini di milioni di proletari nel mondo. Un’altra globalizzazione avanza: quella della oggettiva unione della lotta e dell’organizzazione dei proletari e degli sfruttati. Nell’affondare i propri artigli, l’imperialismo impianta i propri stabilimenti, le proprie produzioni laddove può sfruttare i costi bassi della manodopera. Milioni di uomini sono costretti dalla distruzione dei paesi del Terzo Mondo ad emigrare nei paesi occidentali. Di conseguenza, ogni singola lotta che si scontra contro le necessità dell’imperialismo, per poter essere efficace, deve richiedere il sostegno dei lavoratori dei paesi in cui operano le multinazionali dello sfruttamento. Tutto ciò pone le condizioni e la necessità di rinsaldare sia i legami organizzativi sindacali e sia la comune lotta contro l’imperialismo. Pone le condizioni e l’esigenza di dare a questi legami un’unica prospettiva, un’unica organizzazione e un’unica strategia internazionale in cui ritorni protagonista il proletariato mondiale, al di là dei vincoli e delle specificità nazionali, e con esso una nuova internazionale rivoluzionaria.

Le lotte coreane ed indonesiane e la crisi delle cosiddette "tigri asiatiche" sono state giustamente colte da voi come un vostro affare, come una conseguenza "della crisi di sovrapproduzione del sistema monopolistico mondiale del capitalismo" a cui "le riforme e le concessioni… possono dare solo un temporaneo respiro ai lavoratori" (Solidarity message to the Kctu, 27-28 maggio 1998). Le lotte dei lavoratori portuali australiani sono state da voi salutate come un ponte tra la lotta dei lavoratori dei paesi sfruttati e quella di un paese legato al capitale occidentale che si è candidato e si candida ad impersonare il ruolo di gendarme nell’area per conto del fratello maggiore statunitense (ciò che accade a Timor Est è solo un esempio di come l’imperialismo temi più di tutto la "mondializzazione degli sfruttati" e tenti di dividerli continuamente, contrapponendo cattolici a musulmani, musulmani a slavi etc…). Così come i giorni di Seattle hanno confermato a noi tutti la possibilità ed il bisogno di combattere alla radice lo sfruttamento imperialista e tutti gli aspetti del suo dominio.

Per questo noi riteniamo che il vostro invito al proletariato occidentale a farsi protagonista della lotta contro la globalizzazione, e la sacrosanta sottolineatura di come le sue conseguenze colpiscono e colpiranno gli stessi lavoratori delle metropoli, siano un segno ed un proponimento per la necessaria mondializzazione della lotta e dell’organizzazione del proletariato mondiale. In questo spirito salutiamo la vostra iniziativa e le lotte dei lavoratori filippini. Lo facciamo oggi come piccola Organizzazione Comunista che lavora in controtendenza all’attuale debole consapevolezza dei lavoratori occidentali dei propri compiti politici nei confronti dell’oppressione capitalistica. Un movimento occidentale che eredita decenni di sviluppo economico fondato proprio sullo sfruttamento imperialista e che oggi si ritrova a ricomporre le proprie fila facendo i conti con una deriva delle proprie organizzazioni storiche che giungono al capolinea di una politica riformista. Questa politica non nasce oggi. Oggi, però, le porta a sostenere apertamente gli interessi del proprio capitale. Queste organizzazioni nulla hanno da dire al proletariato mondiale se non per farlo prendere parte in prima persona all’aggressione contro i popoli oppressi, così come è accaduto nella recente guerra nel Kossovo, con la spedizione militare a Timor Est e con lo sfruttamento dei lavoratori immigrati.

A queste occorre contrapporre una nuova organizzazione mondiale del proletariato che non può che nascere, come voi sottolineate, dalla ripresa delle iniziative delle masse. Essa necessità al contempo della ripresa di uno spirito, di una iniziativa e di una politica internazionalisti, che sappiano ritessere il filo della teoria spezzata in Russia e nel mondo all’indomani della rivoluzione d’Ottobre.

Il primo compito pratico che per questi fini ci proponiamo è quello di stabilire contatti ed iniziative per sostenere la lotta ed i diritti dei vostri lavoratori qui in Italia, che consideriamo come avamposti asiatici di un unico esercito mondiale, ed è per questo che il nostro saluto non vuole essere una mera petizione di rito, ma un impegno a perseguire lo sviluppo dei contatti reali tra la lotta dei lavoratori del vostro paese e quelli italiani e nel contempo a sviluppare la chiarezza e la ripresa di un’unica politica comunista mondiale, in un unico partito mondiale del proletariato. Non sappiamo se saremo in grado di presenziare alla vostra conferenza, ma saremmo lieti se questo messaggio, che pubblichiamo nella nostra stampa unitamente al vostro invito, giungesse alla platea. Nel frattempo ci auspichiamo che possa intensificarsi lo scambio di tutte le notizie sulle lotte ed il dibattito (compresi gli atti della Conferenza) tra le organizzazioni ed i lavoratori nei nostri rispettivi paesi ed aree geografiche. Il nostro più caldo saluto a voi, ai lavoratori di tutti i paesi presenti alla Conferenza, ed a tutti i lavoratori filippini immigrati presenti in Italia, per i quali le nostre sedi sono sempre aperte per sostenerne le lotte, l’organizzazione, la difesa dallo sfruttamento e dalla repressione del nostro imperialismo.

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