UN APPELLO DEL JVP

 


 

Care compagne e Cari compagni,

il governo della PA (People’s Alliance) dello Sri Lanka ha tentato di abrogare la costituzione in vigore nel paese e di passare a una nuova quando mancavano soltanto due settimane alla scadenza del mandato governativo di sei anni.

Non soltanto il popolo dello Sri Lanka ma anche la maggioranza dei ministri del gabinetto non hanno nemmeno visto questo documento che è di grande importanza per il paese. Il governo ha violato tutte le regole e tradizioni democratiche seguite dalle maggior parte dei paesi del mondo. Tuttavia, il governo non è riuscito a portare la bozza della costituzione in parlamento a causa delle manifestazioni di massa in protesta contro essa nonché per mancanza dell’appoggio necessario per raggiungere la maggioranza dei 2/3 nel parlamento. Il ritiro della costituzione è temporaneo. La PA vuole riproporla e implementarla entro sei mesi.

Noi riteniamo che la bozza della costituzione porterà, in ultima istanza, il paese al caos. Essa creerà stati lungo i confini etnici che favoriranno soltanto gli imperialisti come nel caso della Jugoslavia. Perciò ci opponiamo a qualsiasi forma di devolution del potere popolare ai separatisti. Lottiamo per l’unità di tutte le nazionalità.

Come già sapete, il parlamento è stato sciolto il 18 agosto 2000. Le elezioni generali si terranno il 10 ottobre 2000. Il nostro partito ha già cominciato la campagna elettorale.

Il 18 agosto 2000 i criminali armati della PA hanno assalito il compagno Sudantha Silva mentre attaccava dei manifesti a Colombo. Dopo il suo ricovero all’ospedale generale di Colombo il compagno Silva è morto a causa delle ferite riportate.

I criminali armati della PA hanno assaltato i nostri compagni e incendiato alcuni degli uffici del nostro partito anche in altre città. Questo è un chiaro segnale che la PA rifiuterà delle elezioni libere e giuste al nostro popolo.

Il nostro partito ha deciso di iniziare una campagna nazionale ed internazionale per costringere la PA a ritirare definitivamente la costituzione proposta e a svolgere delle elezioni libere e giuste.

Vi sollecitiamo a partecipare alla manifestazione davanti all’ambasciata dello Sri Lanka a Roma, via Adige 02 (traversa di via Salaria, vi si può giungere dalla stazione termini coi bus n. 319 e 57 e coi tram n. 19 e 30), il 7 settembre 2000, alle ore 15,00.

Fraterni saluti
Per Il Comitato del JVP in Italia Sudath Adikari
24 agosto 2000

FRONTE DI LIBERAZIONE DEL POPOLO (J.V.P)
SRI LANKA

Committe in Italy - Comitato in Italia Piazza dell’Immacolata 27 - 00185 Roma, Tel/Fax; 06 4115788 -
E-Mail: rohana@tiscalinet.it

Pubblichiamo il comunicato del JVP con la denuncia delle aggressioni e dell’omicidio di un militante attuati dalle milizie armate del partito attualmente al governo nello Sri Lanka. Facciamo nostra la denuncia della repressione e dell’inasprimento complessivo della situazione, altra faccia dello sfruttamento e oppressione bestiali cui sono sottomesse le masse sfruttate del paese. Sappiamo che il governo dello Sri Lanka è l’esecutore materiale in loco di una politica i cui veri padrini sono gli stati occidentali e il cui fine è di garantire ai potentati finanziari di qui la prosecuzione il più possibile indisturbata della rapina imperialista, nello Sri Lanka come in tutto il Sud del mondo. Per questo appoggiamo incondizionatamente la lotta delle masse povere contro l’imperialismo -governo e imprese italiane compresi-, contro la sua rapina economica e ogni intervento politico e militare. E denunciamo il carattere sciovinista della propaganda corrente -anche a "sinistra"- che imputa alla "mancanza di diritti umani" e all’"arretratezza" locale la situazione di questi paesi. Una propaganda che punta -soprattutto agli occhi dei lavoratori di qui- a scaricare il "proprio" imperialismo di ogni responsabilità che non sia quella di "intervenire" a favore della democrazia lesa nel Sud del mondo, dalla politica degli "aiuti" (= rapina, indebitamento, sfruttamento) agli "interventi umanitari" armati: Irak, Somalia, Jugoslavia… la serie è ormai lunga. In realtà l’unica opera di "civiltà" è quella portata avanti proprio dal proletariato e dalle masse del Sud che lottano contro un sistema di dominazione mondiale sempre più oppressivo, totalitario e distruttore. Quest’opera per essere portata a compimento abbisogna dell’intervento anche dei proletari del Nord, e per questo noi rivolgiamo la nostra attività verso di loro chiamandoli a farsi carico, su tutti i piani, della sollevazione delle masse diseredate, per riprendere insieme a esse il filo della lotta unitaria e internazionale per estirpare alle radici il sistema capitalistico mondiale.

Per condurre questa lotta è indispensabile la massima unità tra le masse oppresse dall’imperialismo. È questa, certamente, la motivazione che spinge i compagni del JVP a dichiararsi per l’"unità di tutte le nazionalità"; ma diciamo loro con estrema franchezza che il modo con cui sembra che vogliono realizzare quest’unità in rapporto ai problemi che si presentano nel loro paese finisce con il renderla molto difficile. Il problema infatti è come raggiungere questo obiettivo, come unificare effettivamente i settori diversi -per nazionalità, etnia, religione, ecc- degli sfruttati (le cui diversità e, spesso, divisioni l’Occidente sa utilizzare e attizzare sulla base dell’esperienza di secoli di colonialismo, come il comunicato giustamente ricorda nominando l’esempio jugoslavo). Il modo in cui il JVP si schiera contro la "devolution del potere popolare ai separatisti" la scia intendere che il quadro attuale statuale-borghese dello Sri Lanka debba essere preservato perché garantirebbe -ancorché con la lotta e un controllo esercitati dal basso- l’"unità delle nazionalità". Al di là di ogni considerazione più precisa sulla questione "separatista", chiediamo: è con questo quadro, con questo sistema "unitario" che le classi povere Tamil dovrebbero unificarsi? Con un sistema che -come i compagni verificano ogni giorno sulla propria pelle- è a esclusivo presidio delle classi borghesi affittate all’imperialismo? No, evidentemente. È un altro il quadro politico che può effettivamente unificare gli sfruttati di diversa etnia: una lotta a fondo contro l’imperialismo e le classi compradore locali (nella prospettiva, che non può essere rinchiusa in un solo paese, dello sbaraccamento del sistema capitalistico mondiale, del socialismo). E può far questo, sulla base dell’attivizzazione e del protagonismo delle più ampie masse lavoratrici, a misura che l’organizzazione indipendente del proletariato che si deve porre alla guida di esse lavora per affratellare, affasciare e fondere in un unico esercito tutte le etnie e nazionalità, tutte la classi povere, con un’attenzione particolare a tutti i problemi lasciati in "sospeso" dai precedenti assetti. Un lavoro di unificazione politica che può essere svolto già oggi, lottando contro ogni forma di separazione, divisione, emarginazione tra e all’interno degli sfruttati e orientando la battaglia per unificare le masse povere cingalesi con le masse povere Tamil quand’anche, al momento, dai sentimenti "separatisti".

Non è una questione di "autodeterminazione sì, autodeterminazione no" (che evidentemente, anche in questi termini, solo un partito di classe proletario, a scala internazionale, e quindi locale, avrebbe i coefficienti per risolvere). Il punto essenziale per la battaglia attuale e di prospettiva -e su cui invitiamo i compagni del JVP a un confronto franco- sta nel porre il problema nei suoi termini di classe, di unità antimperialista sostanziale delle masse per superare divisioni reali- il che tra l’altro contrasterebbe davvero ogni possibile incancrenimento della situazione che va esclusivamente a favore della strategia imperialista di "libanizzazione" del Sud del mondo. Non è un compito facile, ce ne rendiamo conto, ma siamo convinti che una sua corretta impostazione contribuirà anche ad affrontare i problemi "concreti" nella prospettiva dell’unificazione antimperialista delle masse oppresse.