Libri di testo:censure e autocensure


I mesi trascorsi ci hanno deliziato di una istruttiva commedia, quella relativa all’uscita di Storace sulla necessità di epurare i libri scolastici di testo da falsi e omissioni. In breve: falso tutto ciò che si riferisce in qualche modo a ruoli e meriti del movimento operaio e socialista, che o non conta nulla o è in grado solo di produrre crimini; omesse tutte le "prove documentarie" di ciò, a cominciare dalle foibe e via dicendo.

Non ci stupisce che la destra voglia riscrivere la storia per imbottire i crani dei suoi polli di allevamento. Ne ha il diritto, visto che ha per il momento vinto la partita, senza nessuna nuova "marcia su Roma e dintorni", senza nessun spiegamento di riverniciate camicie nere (o azzurre), ma semplicemente grazie allo spegnimento di ogni traccia antagonista dalla parte "avversa", grazie al riconoscimento dei "crimini del comunismo" da parte degli ex-"comunisti" pentiti -e pentitisi non stando dietro le sbarre, ma stando alla direzione della macchina borghese di comando, il che è già di per sé istruttivo quanto alle capacità evolutive dell’ex-aggettivo "comunista"!.

Chi vince riscrive la storia a suo uso e consumo: del tutto naturale! A ciò non si può opporre ragionevolmente che una sola risposta, se si è in grado di volerla e di darla: uscire dal pantano della sconfitta subìta e riprendere la battaglia. Dopo di che la storia la potremo riscrivere noi.

Ciò su cui vogliamo qui brevemente soffermarci non è dunque la questione Storace, per cui non possiamo avere altre parole che il vomito, ma quella di come far fronte alla sostanza della cosa.

In qualche parte d’Italia abbiamo assistito a manifestazioni studentesche contro Storace che certamente non snobbiamo di per sé e salutiamo, anzi, come un possibile primo balbettio di reazione, ma che, anche, dobbiamo registrare nella loro assoluta vacuità di fondo e persino in aspetti francamente reazionari stando al momento (cui noi non ci rassegniamo mai).

Primo: la sortita di Storace è stata presa come un "tentativo di censura" alla "libertà di espressione". Di chi? Del "pluralismo" in materia di "idee" che lo Stato "ci assicura" (o dovrebbe assicurarci).

Secondariamente (e di conseguenza): la pappa che papà Stato ci somministra ci sta bene così com’è.

Noi sosteniamo, invece, che non solo i libri di storia dello Stato e del suo intellettualume borghese fanno schifo, sono un cumulo di menzogne, ma tutto il sistema dell’istruzione è funzionale alla riproduzione di un mercato di "liberi" schiavi del capitalismo. Ciò che vi si insegna, al di là delle "informazioni" sui "fatti", sempre parziali e mistificate, è semplicemente il conformismo al presente sistema, obbligatorio per tutti. L’educazione dello Stato, del capitale, è educazione alla caserma e al bordello.

Nel ’68, i giovani contestatori avevano avuto questo, almeno, di buono: essi mettevano direttamente in causa libri di testo e insegnamento, pretendevano di "censurare" le menzogne (cioè il potere) dello Stato, del sistema, si impegnavano a rimettere tutto in discussione, a riscrivere essi stessi la storia -e altre materie…- richiamandosi a metodi altri di educazione. "Riappropriamoci della scuola", si diceva, il che significava: "Riappropriamoci della società", da antagonisti.

Lasciamo stare strade ed esiti di tale contestazione, che sappiamo com’è andata a finire (coi suoi "capi" piccolo-borghesi che ne hanno provocata l’ingloriosa disfatta per passare immediatamente dall’altro lato della barricata). Quello, comunque, era lo spirito giusto da cui partire.

Oggi s’invoca l’autorità dello Stato, se ne santifica la "democrazia" (fin che la va…) e le "garanzie costituzionali" di "libertà di espressione", e intanto si rinunzia all’unica libertà di espressione che ci interessi: la forza di riprendersi una parola antagonista contro il sistema. Ragazzi, è un po’ "poco", o un po’ troppo, per meglio dire… Cosa volete difendere? Il libro di testo che qualifica Bossi come "razzista" e Berlusconi come magnate che si affaccia alla politica senza sanare i "conflitti d’interessi"? Un libro di testo che serve da propaganda elettorale per l’Ulivo, ma, intanto, censura per questa via ogni discorso anti-sistema? Non lamentiamoci allora di un altro libro di testo che qualificasse D’Alema e Veltroni come "comunisti non pentiti" e nemici dei "principi liberali", sacri a tutti, a parole e a fatti. Ché se poi vince la destra, vedrete con che spontanea, "pluralistica" gioia autori e case editrici si conformeranno "da sé" alle riscritture del caso. Foibe sì o foibe no? Foibe o campi di sterminio? Facciamo un esperimento: cosa dicono sulla guerra all’Iraq e alla Jugoslavia gli attuali libri di testo? Cosa ci vorremmo veder scritto? Ne demandiamo l’ufficio allo Stato, ad autori e case editrici "plurali"? O siamo noi che dobbiamo imporre la nostra verità? E quale?

A questo proposito un aneddoto che traiamo dal n. 138 de La Nuova Alabarda di Trieste dello scorso dicembre: "Mercoledì 15 novembre, gli studenti tengono una conferenza stampa per presentare la… manifestazione nazionale indetta dai Ds contro il razzismo, la xenofobia etc. etc. Tra le varie iniziative previste per la giornata… la rappresentante degli studenti… aggiunge: "Porteremo una delegazione di studenti a visitare la Risiera, la foiba di Basovizza (un falso storico in chiave anticomunista ed antislava, n.)…", cioè i due luoghi deputati, per par condicio, a testimoniare gli orrori del fascismo e del comunismo secondo la vulgata comune a destra e sinistra di Stato. Sbotta allora la redattrice di questo foglio: "È inutile che vi preoccupiate dell’attacco alla verità storica che sta portando avanti Storace con la sua polemica sui libri di testo: la storia la state già riscrivendo voi, ed esattamente come pretende Storace". Proprio così: simili polli sono staracizzati sin nelle fibre, ancor prima che storacizzati!

Chi ha del ferro ha del pane, si diceva una volta, ed ha la sua scienza. Qui il ferro manca ed abbiamo solo della pastafrolla. Ragazzi, diamoci una smossa…