La Million Family March e la Marcia delle Donne

Una separazione da superare


Qualche parola sul rapporto tra la Million Family March e la Marcia delle Donne. Esse si sono tenute nello stesso luogo, un giorno dopo l’altro. Hanno, ciascuna a modo proprio, portato in piazza la questione dell’oppressione della donna e della lotta contro di essa. Eppure si sono ignorate. Come mai?

La separazione tra le due Marce e tra le donne che hanno partecipato alle due Marce è la conseguenza e la manifestazione della divisione che c’è tra bianchi e neri, e dell’oppressione che quelli esercitano su questi. Questa divisione non riguarda prima di tutto le donne, non è attribuibile alle organizzatrici della Marcia delle Donne (e men che mai alle nere o alle loro direzioni). La divisione nasce dal silenzio e dall’acquiescenza del proletariato bianco alla struttura di dominazione razziale vigente nel paese.

Cosa hanno fatto i lavoratori bianchi durante le lotte dei neri degli anni Cinquanta e Sessanta? Le hanno forse sostenute? Hanno reagito diversamente dalle tre famigerate scimmiette quando la democrazia a stelle-e-strisce faceva fuori i leaders dei neri e le loro direzioni più radicali? Oggigiorno scendono nelle strade quando viene ucciso un giovane dalla polizia sol perché il colore della sua pelle non è bianco? E ancor prima: come si comportò il nascente movimento operaio degli Stati Uniti quando, dopo la guerra civile anti-schiavista, fu ricostruito il dominio razziale contro i neri? Non lasciò compiere quasi indisturbato l’operazione, senza neanche rendersi conto che essa era rivolta anche contro di esso, per ingabbiarlo in un pregiudizio razziale che avrebbe ostacolato la sua stessa battaglia di resistenza e di emancipazione sociale? E in seguito non risentì tragicamente di questo "peccato originale"?

Vista questa situazione, è inevitabile che i neri riprendano la loro lotta difensiva nella separatezza, e che anche le donne nere reagiscano alla specifica oppressione che subiscono all’interno di questa stessa separatezza. La loro diffidenza verso un’iniziativa, la Marcia delle Donne, organizzata da bianche è, a questa stregua, giustificata. E tuttavia è nel loro interesse e nell’interesse di tutte le sfruttate e di tutti gli sfruttati, lavorare affinché una tale separatezza venga superata in avanti. Certo, non sarà facile, ma è assolutamente necessario per la vittoria della causa della donna e di quella dei neri. Per questo ci rivolgiamo alle partecipanti all’una e all’altra iniziativa per spingerle ad un incontro.

Alle sostenitrici della Marcia delle Donne diciamo:

"Abbiamo apprezzato la vostra denuncia dell’oppressione che soffre la donna di ogni colore e continente, il vostro tentativo di parlare a nome di tutte. Per farlo davvero e fino in fondo, però, non ci si può accontentare di quello che è solo un inizio: c’è da prendere atto, facendosene carico, che una grande massa di donne nere degli Stati Uniti ha disertato la Marcia delle Donne.

"Sappiamo bene che la propaganda borghese, in nome della libertà della donna, vi presenta le donne nere come se esse fossero mobilitate -con la loro esigenza familiarista- contro se stesse e contro la donna in generale. La loro esigenza è invece pienamente legittima. Perché la ripresa della loro mobilitazione non può fare a meno di affrontare anche questo problema. Perché essa esprime la giusta intuizione che il singolo da sé, la singola coppia da sola o foss’anche le donne come genere da sole non possono trovare nessuna liberazione.

"La propaganda borghese ha interesse a far credere che la preoccupazione delle donne nere di migliorare la propria condizione con e nell’ambito del miglioramento dell’intera comunità nera, sia una gabbia per la vostra sacrosanta aspirazione a una vita, a una maternità non vincolate da condizionamenti estranei alle esigenze di realizzazione individuale della donna. Ma questo è falso, a meno che non s’intenda questa realizzazione individuale al modo dell’individuo individualistico, che -secondo la lucida espressione di Marx- "considera gli altri esseri umani come mezzo" e che così "degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee". Quell’individualismo su cui si fonda la società borghese e per mezzo del quale essa regala anche alle donne bianche un’esistenza non certo più libera di quella delle donne nere, anch’essa fatta -aldilà dell’apparenza- di riduzione a oggetto sessuale, a serva domestica e a salariata super-sfruttata.

"I matrimoni celebrati in piazza il 16 ottobre, l’atmosfera di festa in cui s’è svolta l’iniziativa hanno espresso il giusto sentimento di poter trovare finalmente una risposta al bisogno di affetto, calore, solidarietà, fraternità che il capitalismo nega (e senza i quali non potrà esistere nessuna casa felice, nessuna individualità femminile realizzata). Sì, non può esserci fraternità e calore umano in piccola scala, nelle singole case, e nemmeno tra donne, non ci può essere "auto-determinazione" nella propria esistenza individuale, senza fraternità e calore umano in grande scala. Senza ricostituire una vera grande famiglia umana, che per noi non è la razza o la nazione, ma la classe rivoluzionaria degli sfruttati in lotta contro il "grande fratello" capitalistico, in tutte le sue articolazioni sessiste, razziste e classiste: la classe costituita dal proletariato internazionale comunista e dall’organizzazione intorno ad esso dell’umanità lavoratrice e sofferente.

"Non fatevi ingannare dal fatto che la legittima mobilitazione delle donne nere per la famiglia è al momento diretta da Farrakhan su un binario morto. A permettere ciò è il fatto che la parte sfruttata e oppressa della società bianca non sta lottando contro il razzismo, non vede nella mobilitazione dei neri una spinta contro l’ordine borghese che la schiaccia, non si rende conto che oggi essa non può cominciare che dietro bandiere come quelle di Farrakhan. A pesare sul risveglio delle donne afro-americane è quindi l’arretratezza politica delle masse femminili bianche e, prima ancora, del proletariato bianco, è l’incapacità dell’uno e delle altre a tagliare le unghie al dominio razzista dell’imperialismo Usa e a mostrare coi fatti che, contro di esso, le donne afro-americane possono contare su una "sponda" ben più solida della fallimentare e reazionaria tutela di un Farrakhan, è l’insieme di illusioni riformiste che guidano al momento le iniziative legate alla Marcia delle Donne (ne parliamo, oltre che nello speciale Per la liberazione della donna, nell’articolo di p. 14). Potrete quindi sostenere la ripresa di mobilitazione delle donne nere e favorirne l’integrazione in un risorto movimento femminile degno di questo nome, se saprete far avanzare la vostra mobilitazione, se da essa si sprigionerà la capacità di suonare la campana per un proletariato assonnato e irretito nei suoi pregiudizi razziali e sessisti."

Alle donne nere in piazza il 16 ottobre con Farrakhan diremmo d’altra parte, in aggiunta a quanto già scritto nelle pagine precedenti:

"Le donne che hanno partecipato alla Marcia delle Donne non sono estranee al percorso di mobilitazione che voi avete intrapreso. È vero che una parte di esse, le donne bianche occidentali, vive una condizione meno drammatica della vostra e appartiene alla razza che vi opprime. Tuttavia, i bisogni per cui sono scese in piazza sono gli stessi che voi sentite. Almeno in parte: per l’altra parte, voi stesse siete chiamate a portarli in mezzo a loro e in mezzo a tutte le donne non nere che con loro hanno iniziato a marciare, affinché se ne faccia carico un movimento di lotta da costruire insieme.

"Non fatevi infinocchiare dal ritornello fischiato alle vostre orecchie secondo cui tutte le donne bianche vogliono semplicemente fare le svenevoli con i maschi e gratificare la loro vacua vanità. La Marcia delle Donne mostra che anche nella massa di esse si va facendo strada un’istanza di liberazione che può e deve convergere con la vostra (pena la disfatta per entrambe): la liberazione dalla schiavitù ancor più alienata della vostra che il capitalismo regala loro sotto il manto della libertà. E per realizzare questa istanza non si potrà che combattere tutte insieme (e insieme agli oppressi e ai proletari maschi di ogni razza e colore) dietro la bandiera della rivoluzione sociale comunista, per instaurare l’unico sistema sociale in cui lo sviluppo della comunità umana è conseguenza e condizione del pieno sviluppo individuale di ciascun essere umano."