Affidarsi all’Onu?


Molti credono tuttora, e certo nella marcia da Perugia ad Assisi è possibile che siano addirittura moltissimi, che le cose andrebbero diversamente nel mondo se a governarlo fosse l’Onu, o l’Onu così com’è, oppure un’Onu riformata con più spazio ai "popoli" e maggiore eguaglianza tra i paesi. Non pochi, poi, continuano ad invocare, e ha quasi dell’incredibile, che questa stessa guerra sia messa nelle mani dell’Onu.

Ha dell’incredibile perché l’Onu è restata tutt’altro che estranea anche a questa guerra criminale, avendo anzi accompagnato e legittimato tutti e tre i passaggi essenziali del suo avvìo. Dapprima con il formulare a tempo di record una risoluzione di condanna sugli attentati dell’11 settembre, ed a formularla in modo tale da spianare la strada ad una vera, lunga, grande guerra di ritorsione e riconquista dell’Occidente verso l’intero mondo islamico. In un secondo tempo (il 29 settembre) con il varare, a tempo di record dei record, addirittura in anticipo rispetto al programma previsto, una seconda risoluzione che da un lato autorizza il blocco dei conti sospetti (c’è voluto un paio d’ore, mentre la modestissima e sostanzialmente inconsistente Tobin tax attende un assenso da decenni…, meditate gente, meditate), e dall’altro, come scrive La stampa del 30 settembre, "può essere interpretata come un ‘via libera’ alle operazioni dei commando americani", "una benedizione per l’uso dei Berretti verdi e dei B2 contro i Taliban di Kabul", o meglio: contro la popolazione di Kabul e di tutto l’Afghanistan. Splendido, in proposito, il commento del giornale di Agnelli: "Ci sono state altre fasi di unità, di coesione, nel mezzo secolo di storia delle Nazioni Unite, ad esempio dopo l’invasione irachena del Kuwait [quando c’è da difendere i sacri diritti della proprietà privata e delle multinazionali, ecco l’Onu scattare come una molla nuova!]. Ma questa volta, forse perché si è sentita minacciata da vicino con l’abbattimento delle Torri Gemelle, forse perché consapevole della gravità del momento [vedi sopra], la diplomazia dell’Onu ha abbandonato la sua tradizionale pigrizia e i rancori paralizzanti del passato, per ritrovare un insolito spirito di collaborazione". Il super-padrone ha richiamato all’ordine, e la burocrazia dell’Onu, Annan in testa, s’è messa in quattro e quattr’otto la livrea e ha obbedito. Il giorno prima Washington aveva lasciato cadere al servitorame un mazzo di bigliettoni. E due! Tre: appena ieri (8 ottobre) l’Onu è stata chiamata dal Pentagono a prendere atto che l’aggressione bersaglierà, oltre all’Afghanistan, altri paesi. Ed essa ha benedetto.

Non è una novità prodotta dall’11 settembre. Le aggressioni imperialiste alla Corea, al Vietnam, al Congo, all’Iraq, alla Somalia, alla Jugoslavia non sono successive a questa data. E tutte sono state benedette dal Palazzo di Vetro. È tempo di riconoscere questa istituzione per quella che è: un covo di briganti. E darle il posto che si merita tra i nemici dei popoli del Sud del Mondo, degli sfruttati della metropoli e del futuro dell’umanità.