Riportiamo di seguito una lettera inviata da un gruppo di compagni al manifesto dopo la manifestazione di Roma del 9 marzo a sostegno dell’Intifadah.

La manifestazione ha visto la presenza di un combattivo contingente di immigrati.

La nostra organizzazione ha partecipato al corteo del 9 marzo (come anche a quello del 27 aprile indetto dalla Ucoii). Oltre a diffondere il che fare e un volantino (in italiano e in arabo), il nostro spezzone si è caratterizzato contro l’affidamento a Berlusconi, all’Europa e all’Onu della lotta contro Sharon. Il sostegno dell’Intifadah va assunta direttamente dai lavoratori e va portata avanti con la mobilitazione contro i padrini di Israele: il "nostro" governo e i suoi alleati occidentali.

 

Roma 9 marzo

"…Scriviamo anche a nome di altri compagni che hanno partecipato come me alla manifestazione nazionale a favore del popolo palestinese sabato scorso. Intendiamo esprimere soddisfazione per la piena riuscita della manifestazione stessa, ma anche tanta rabbia per la totale assenza della cosiddetta sinistra, benché tutti o quasi i partiti abbiano dato la loro adesione alla stessa.

Forse la drammaticità della situazione non è abbastanza sentita? O forse, i Verdi erano impegnati a portare l’Ulivo, i Ds a svolgere o pensare ai girotondi e Rc a pensare quali movimenti rincorrere, o forse perché la manifestazione è stata organizzata dalla base? La cosa certa è che le oltre 50 mila persone presenti, in maggioranza di giovani, valuteranno, compresi noi, se votare o meno alle prossime elezioni."


Roma, 27 aprile: 
"Palestina libera, Intifadah vincerà!"

Il 27 aprile si è svolta a Roma la manifestazione nazionale dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia (Ucoii) a sostegno della lotta del popolo palestinese. La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 5000 persone. Molti giovani, molte donne e ragazze (tra queste molte col tradizionale abito arabo). Erano immigrati (non tutti veri e propri militanti islamici) che rappresentavano in piccolo l’intero mondo arabo e musulmano: dai maghrebini agli egiziani, dai mediorientali ai kurdi ed iracheni, dagli africani a qualche sparuto giovane bianco islamico. Tutti insieme, organizzati e compatti, con un mare di bandiere palestinesi e con due soli slogan gridati all’unisono dalla testa alla coda del corteo: "Sharon, Bush assassini!" e "Palestina libera, Intifadah vincerà!".

Completamente assenti all’iniziativa la "sinistra", i sindacati, i "social forum" e la stessa comunità palestinese ufficiale, che hanno considerato la manifestazione come qualche cosa di estraneo alla solidarietà con la lotta del popolo palestinese. Non certo perché l’orizzonte politico dell’Ucoii fosse differente da quello dei "filo-palestinesi" di casa nostra, visto che la piattaforma della manifestazione chiamava a un intervento dell’Italia e dell’Europa quali possibili alleati del popolo palestinese (la solita micidiale illusione!). Bensì perché l’iniziativa delle comunità islamiche ha realmente portato in piazza quel piccolo avamposto dei lavoratori mediorientali che sentono la battaglia in corso in Palestina come la loro battaglia e, con ciò, ha prefigurato l’unico mezzo in grado di far vincere l’Intifadah: l’unione di tutti gli sfruttati dell’area per una lotta decisiva contro Israele e contro l’imperialismo.

Al giornale che fare

Sono una ragazza algerina (in Italia), vorrei tanto essere in mezzo a voi per parlare della Palestina, soffro quotidianamente per quello che succede in Palestina, provo vergogna per il governo italiano che rimane con le mani legate davanti a tutto ciò.

Vorrei che il mio fax sia letto in pubblico perché vorrei mandare una forte critica agli organizzatori della manifestazione del 27 aprile (Ucoii) dove ero presente e ho visto che è stato impedito a tutti di sfogare la propria rabbia contro Israele. Si sono fatti alcuni discorsi da parte degli organizzatori, direi, piuttosto ridicoli!!!!

La Palestina non ha bisogno delle chiacchiere, ma dei fatti!

Nel mio paese mi hanno insegnato a scuola che quello che viene preso con la forza verrà restituito con la forza. La storia dell’Algeria ce lo prova. La Francia lasciò l’Algeria non con le sfilate ma con le armi e la jihad e bisogna avere il coraggio di dirle certe cose.

Spero che nel vostro raduno di oggi si parli concretamente di quello che si può fare per salvare la nostra Palestina e vorrei invitarvi nella mia città a fare altre iniziative per sensibilizzare gli italiani alla causa palestinese visto che qui la maggioranza della gente non sa nemmeno dove la Palestina sia.

Per la memoria di Wafa (la prima ragazza kamikaze) vorrei dirle di poter vedere il risultato del suo sacrificio, vorrei tanto vedere la Palestina libera e non ci scorderemo di te e di tutti coloro che hanno dato la loro vita per salvare la Palestina.

Viva la jihad!
Viva l’
Intifadah!

Morte a Sharon e a tutti i suoi alleati a prescindere dalla loro nazionalità!

Questa eventualità cozza con l’orizzonte politico degli organizzatori della manifestazione (il comizio finale, a rincarar la dose, si è aperto con il ringraziamento alle autorità italiane e con l’augurio che riprenda il processo di pace sponsorizzato dall’Occidente). Ma un simile limite trova il suo principale alimento nell’assenza del sostegno militante del proletariato occidentale alla resistenza degli sfruttati palestinesi e di tutto il mondo arabo-islamico. Di fronte a questo isolamento, le direzioni islamiche dell’Ucoii riescono ancora a convincere la piazza ad auto-contenere la propria rabbia (così come anche la parte dei partecipanti che erano in posizione critica nei confronti della "mollezza" politica degli organizzatori non sfuggono al richiamo per una presa di posizione più autonoma dagli Usa da parte dell’Europa e dell’Italia). Non possono però evitare di suscitarne l’aperta contestazione quando ai riferimenti filo-europei si aggiungono gli attestati verso i regimi arabi (tant’è che uno degli oratori ufficiali è stato costretto ad abbandonare il palco dalla massa dei manifestanti col grido "basta con le menzogne" dopo che nel suo intervento aveva presentato la Lega Araba e Moubarak quali amici del popolo palestinese).

Gli interventi tenuti al termine del corteo, dopo la sciorinata "pacifista" e di ringraziamento verso le autorità italiane, hanno denunciato con durezza il terrorismo e il razzismo di Israele e del suo alleato americano, non hanno menzionato il presunto terrorismo palestinese, hanno chiamato a rendere onore ai martiri combattenti. Non si sono però mai spinti fino ad affermare, come una parte minoritaria della manifestazione avrebbe voluto, che la libertà del popolo palestinese si ottiene con una jihad armata (e, aggiungiamo noi, di classe).

La nostra organizzazione ha partecipato alla manifestazione. La nostra presenza, ben riconoscibile con il che fare e la falce e martello, è stata ben accettata dai manifestanti. Un po’ per quello spirito non "fondamentalista" con cui l’iniziativa è stata preparata dalla direzione dell’Ucoii, un po’ perché siamo stati visti come coloro che portavano un reale e sentito sostegno militante alla lotta del popolo palestinese. Al momento del comizio abbiamo chiesto di intervenire e il presidente dell’Ucoii, senza battere ciglio, ha fatto salire sul palco un nostro compagno. Abbiamo portato il nostro saluto di organizzazione comunista ai manifestanti e alla loro iniziativa, abbiamo detto di essere felici di essere in piazza con loro per esprimere il nostro sostegno militante alla lotta del popolo palestinese, lotta che non è solo per la Palestina ma anche per la liberazione di tutti gli oppressi arabo-islamici dall’imperialismo. Abbiamo anche chiarito che la nostra prospettiva non è quella islamica e questo, però, non c’impedisce di essere al loro fianco; che crediamo che l’unica prospettiva per sconfiggere l’imperialismo è quella di classe che sappia unificare tutte le masse sfruttate dell’area e anche quelle dei lavoratori ebrei cominciando a lavorare, senza mai smettere di combattere, verso i timidi segnali di diserzione dallo Stato d’Israele. La prospettiva in grado di unire gli sfruttati di lì con il proletariato di qui, il cui fronte unito è il solo in grado di sbaraccare il dominio dell’imperialismo occidentale, compreso lo stato razzista e terrorista d’Israele.

Il nostro intervento è stato più volte interrotto dagli applausi della piazza (a volte anche più degli oratori ufficiali), mentre è stato ascoltato con un rigoroso silenzio mentre chiarivamo la nostra via di lotta all’imperialismo. A metà intervento è saltata per errore l’amplificazione e la piazza, credendo che fosse un disguido intenzionale, ha inveito con grida nei confronti del palco. Segno che la nostra presenza è stata accolta dalla piazza con sentimento fraterno. Il che rappresenta un risultato non da poco (né scontato per l’oggi e l’avvenire) proprio per l’affermazione della nostra politica di affratellamento internazionale degli sfruttati dietro la bandiera rossa.