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         11 dicembre 2021

                  

Dove porta la “transizione energetica” del governo Draghi e di Biden?

 

Dal 1880 al 2020 la temperatura media terrestre è aumentata di 1°C. I governi occidentali e l’Ipcc (organismo dell’Onu) sostengono che questo aumento è stato causato dall’anidride carbonica immessa nell’atmosfera dalla combustione del carbone, del petrolio e del metano. Da qui concludono che, per salvare il pianeta, bisogna tagliare le emissioni dell’anidride carbonica.

Sia vero oppure non sia vero che le emissioni carboniche sono la causa del riscaldamento globale, un fatto è sicuro: gli scarichi delle auto, degli aerei, dei riscaldamenti domestici, delle centrali termo-elettriche, delle acciaierie e di tante altre fabbriche sono uno dei fattori che stanno creando un ambiente altamente nocivo per la vita umana, soprattutto per i lavoratori, i pendolari e per i proletari costretti a vivere in aree anguste e con poco verde. Le marmitte, i comignoli, le ciminiere emettono infatti, oltre all’anidride carbonica, tanti altri gas che, a differenza dell’anidride carbonica, sono velenosi e cancerogeni (monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, benzene, eccetera) e tante microparticelle che causano svariate malattie respiratorie e stanno favorendo la circolazione del covid-19. È quindi urgente cominciare a ridurre la quantità di questi veleni e porre fine allo sperpero di beni, come i combustibili fossili, che bisognerebbe usare con oculatezza.

La soluzione che propongono il governo Draghi e gli altri governi occidentali non è però ambientalmente e socialmente più sana del mix energetico adottato oggi. Dove porta infatti l'adozione di massa, da loro promossa, dei pannelli solari, delle centrali nucleari, delle auto elettriche, delle celle a idrogeno e della cattura dell'anidride carbonica?

 

1) Sorvoliamo sulla proposta folle di nascondere l’anidride carbonica nelle miniere esaurite, osteggiata persino da alcuni partigiani del piano “ecologico” di Biden-Draghi. Prendiamo gli apparentemente puliti pannelli solari: i processi lavorativi con cui oggi si producono i materiali usati nei pannelli solari scaricano sui lavoratori che vi sono coinvolti e sull’ambiente circostante emissioni altamente nocive. I pannelli solari consumano inoltre vaste estensioni di terreno, sottratte al verde e all’agricoltura. Non è un’alternativa ambientalmente meno disastrosa quella di piazzare i pannelli solari nello spazio: quanti gas e quante polveri vengono emessi dai razzi usati per trasportare e installare i pannelli al di fuori dell’atmosfera?

Oppure prendiamo le centrali nucleari. In un’economia di mercato, persino in un paese come il Giappone con standard di sicurezza elevati rispetto alla media mondiale si va incontro a incidenti, come accaduto a Fukushima. Dovrebbe far riflettere anche il fatto che Tokio, mentre era in corso la conferenza Cop26 in Scozia, nel silenzio dei media, a parole cosí preoccupati dell’ambiente, ha cominciato a rilasciare nell’Oceano Pacifico l’acqua radioattiva generata dall’incidente.

 

2) Neanche l’auto elettrica, in un’economia finalizzata al profitto, è cosí “pulita” come sembra. Per fabbricare le centinaia di milioni di gigantesche batterie (dai 300 ai 700 kg) richieste dalla transizione all’auto elettrica e i relativi dispositivi elettronici, occorre una quantità sterminata di metalli (litio, cobalto, rame, nichel, terre rare): per come sono gestite sotto il controllo del profitto, l’estrazione e la lavorazione dei minerali in cui tali metalli sono contenuti avrebbero costi ambientali pesantissimi. Ad essi bisogna poi aggiungere quelli sociali: non solo le condizioni di super-sfruttamento in cui lavorano i minatori del Cile, della Bolivia, del Congo, del Sudafrica, dell’Indonesia, ma anche le conseguenze sulle condizioni di lavoro e di vita che il passaggio all’auto elettrica determinerà in Occidente. Tra queste vi è la possibilità per i padroni di ridurre la quantità di operai richiesti dalla fabbricazione di un’auto, di rimpolpare cosí la massa dei lavoratori disoccupati e trovare in questi ultimi un’(involontaria) arma in più per imporre quel salto nello sfruttamento e nella precarizzazione di massa a cui sta mirando la parallela introduzione nelle fabbriche dell’“automazione intelligente” e dei sistemi 5G.

 

3) Ma non finisce qui. Già da vent’anni l’Ue e gli Usa hanno mantenuto costante o diminuito le loro emissioni di anidride carbonica. Con i tagli alle emissioni di questo gas che vogliono imporre a scala planetaria, Biden e Draghi intendono inoltre mettere sotto accusa la Cina e gli altri paesi emergenti, che sono ancora costretti a far largo uso di carbone e petrolio per realizzare i loro programmi di sviluppo capitalistico. Il New Green Deal di Biden e di Draghi è un altro tassello dell’aggressione che gli Usa stanno tessendo ai danni della Cina, per assumerne il controllo economico e ridurne in schiavitù i lavoratori.

Poiché inoltre questa aggressione sta sospingendo e sospingerà nel caos il Medioriente e l’Asia centrale, la zona da cui l’Occidente trae le sue importazioni di petrolio e metano, i borghesi occidentali piú lungimiranti, per preparare i loro paesi alla guerra contro la Cina, considerano conveniente ridurre il loro consumo di idrocarburi e sostituirlo, almeno in parte, con fonti energetiche disponibili “in casa propria”. Questa politica guerrafondaia porterà a una catastrofe ambientale e sociale, con i lavoratori occidentali usati come carne da cannone contro un “nemico” che non si lascerà sottomettere cosí facilmente come successe nell’Ottocento.

 

Dunque, la “transizione energetica” targata Biden-Draghi potrebbe anche portare a una riduzione delle emissioni di biossido di carbonio nelle città occidentali, ma al prezzo di conservare o accentuare il saccheggio della Natura in corso, di ingigantire le diseguaglianze sociali esistenti e di favorire una nuova spedizione dell’imperialismo contro la Cina.

Il problema non è, quindi, che Biden e Draghi si limitano solo al bla bla bla, come sostengono gli ambientalisti alla Greta Thunberg, e che Biden-Draghi vanno pressati affinché essi applichino in fretta i piani che propongono. Il problema sta nel fatto che questi stessi piani, se applicati, saranno dannosi per i lavoratori e per l’ambiente. Anche per questo vanno denunciati e respinti il piano di riconversione energetica (Pnrr) che il governo italiano sta lanciando a sostegno della “transizione energetica” e la legge finanziaria per il 2022 che ne è una stampella.

 

L’unico mezzo che può realmente imporre effettive misure di risanamento dell’ambiente delle città è la mobilitazione dei lavoratori e la costruzione di un fronte di lotta degli sfruttati del mondo intero. Solo per questa via si potranno costringere i governi a mettere in campo le soluzioni-tampone già oggi possibili, ma osteggiate per ragioni di profitto anche dai capitalisti green, per arginare i contraccolpi sia dell'esistente mix energetico sia del Green New Deal di Biden-Draghi sia degli eventi climatici estremi che esistono anche indipendentemente dal riscaldamento climatico: ad esempio, la riduzione dell’uso dell’autovettura individuale e la costruzione di un sistema di trasporti capillare e collettivo, l’abbattimento dei fumi industriali emessi nei e dai posti di lavoro, la riduzione della cementificazione dei bacini fluviali alla base degli allagamenti per uragani e piogge torrenziali, la tutela e l’estensione delle aree forestali, i polmoni verdi della Terra...

Questa battaglia, che ha quindi tra i suoi nemici anche l’ala green delle borghesie occidentali, va associata a quella contro i licenziamenti, la precarizzazione e l’aumento dello sfruttamento connessi alla ristrutturazione tecnologica in corso ed è inoltre uno dei momenti vitali per arare il terreno affinché inizi ad emergere la necessità di farla finita con un sistema sociale, il capitalismo, che, pur fornendo i mezzi tecnologici per stabilire un rapporto armonico tra la specie umana e l’ambiente di cui essa è parte integrante, usa e sviluppa e storpia questi mezzi per saccheggiare la Natura e schiacciare la classe lavoratrice mondiale.

 11 dicembre 2021

 

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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