GIUGNO 2002

Il punto in breve

(controinformazione di classe dal movimento argentino)

Iniziamo il secondo aggiornamento dal punto dove ci eravamo fermati: la richiesta di ripristinare l’ordine ed il diritto della proprietà violati dai lavoratori della Zanon in lotta rivolta dall’Ambasciata italiana a Buenos Aires alle istituzioni borghesi argentine. Una autentica minaccia, una intimidazione contro gli operai di quella fabbrica occupata ed un segnale preciso lanciato contro tutta la classe lavoratrice argentina in lotta.

Pubblichiamo il testo della lettera della "nostra" ambasciata:


Buenos Aires, 26 aprile 2002

Stimato sig. Giudice,

Ho il piacere di rivolgermi a Lei per la situazione che si è creata nell’ambito di un’impresa radicata nella Provincia di Neuquen, appartenente ad imprenditori italiani.

Si tratta della società Ceramica Zanon SA la quale è stata abusivamente occupata da attivisti che ostacolano il libero accesso dei lavoratori con i quali si pretende di mettere nuovamente in moto l’attività produttiva in una provincia argentina e che decidono della vendita illegale di materiali appartenenti all’impresa in questione.

Come abbiamo comunicato già al sig. Cancelliere argentino, si tratta di una situazione di enorme rischio non solo per l’impresa in questione, bensì come antecedente che può compromettere la gestione del resto dei considerabili investimenti d’origine italiana che si sono realizzati in questo paese.

In effetti se la questione non si risolve in tempo breve per la via di ciò che è stato determinato in sede giudiziale, permettendo il pronto recupero delle fonti di lavoro e dell’attività di un’impresa privata di rilevanza in quella provincia argentina, si stabilisce una situazione che implica un’inspiegabile insicurezza giuridica con gravi danni per l’impresa in questione.

Ringraziando in anticipo per l’attenzione che darà a questa lettera, approfitto della circostanza per porgere i miei più cordiali saluti.

Pierluigi Velardi

Primo conigliere economico e commerciale

 

Non staremo certo noi ad accusare l’imperialismo di "intromissione" negli affari di "uno stato sovrano". I banditi imperialisti ritengono loro pieno e legittimo diritto dettare legge e piantare i loro artigli ovunque siano in gioco loro interessi anzi, al contrario, per essi risulta una provocazione intollerabile quella messa in atto dai lavoratori, dai proletari argentini dal momento che non accettano supinamente di essere messi fuori dalle fabbriche e di essere presi per fame, pretendono di ficcare il naso nei libri contabili delle aziende, addirittura le mandano avanti contro la volontà dei singoli padroni osando violare le sacre leggi della proprietà privata.

Situazione davvero intollerabile! È una questione che come dice la nota dell’Ambasciata bisogna "risolvere in tempo breve". Non si risolverà certo in "sede giudiziale", fra atti bollati ed avvocati, ma in ben altre sedi, in ben altre arene…

 


E nell’arena dello scontro sociale la giornata nazionale di lotta proclamata dalla CTA il 29 maggio (dopo che persino gli squallidi burocrati della CGT avevano fatto la mossa di indire uno sciopero nel paese poi disdetto causa… "cattive condizioni atmosferiche"!!!) - con centinaia di manifestazioni e blocchi stradali in tutto il paese attuati non solo dai militanti CTA ma anche dai coordinamenti dei disoccupati e dai militanti del Bloque Piquetero - ha confermato la volontà, la necessità!, di lotta presente nell’insieme delle masse argentine. Le direzioni riformiste di quel sindacato (in cui è in atto uno scontro fra la dirigenza conciliatrice e "concertativa " e settori e singole federazioni locali le quali premono perché si rompa chiaramente la tregua concessa dai vertici al governo Duhalde, vedi gli attacchi al movimento Barrios de Pie) hanno dovuto convocare lo sciopero contro l’FMI ed il "governo vendipatria" per rispondere ad una pressione che viene dalla base e che da più parti ormai comincia a chiedere l’organizzazione di uno sciopero davvero generale ed unitario che coinvolga tutti i settori ed i movimenti in lotta.


Un segnale importante in questa direzione è anche l’uscita del giornale operaio "Nuesta Lucha" (giunto al suo secondo numero) che ha preso corpo sotto la spinta delle occupazioni e delle autogestioni delle fabbriche Zanon e Brukmann.

Nuesta lucha è inteso da questi autentici proletari d’avanguardia come uno strumento per promuovere a livello nazionale quell’unità d’azione, quel fronte unito di classe necessari per rispondere, dicono questi compagni, "agli attacchi del sistema capitalista mondiale e dei suoi alleati nel nostro paese".

La dittatura militare, continuano i compagni di Nuesta lucha, ha ucciso ed eliminato migliaia di dirigenti e quadri sindacali combattivi ed ha aperto un varco alla disorganizzazione nel movimento operaio argentino. In quel varco è seguita l’opera antiproletaria dei regimi democratici.

All’ordine del giorno è perciò la ritessitura di quella rete proletaria organizzata indipendente dallo stato e fondata sull’autoorganizzazione dei lavoratori che i diversi regimi del capitale hanno tentato in ogni modo di stracciare.

Arrivi a Nuesta Lucha il nostro più caloroso e fraterno saluto!

Di seguito riportiamo, in spagnolo, l'editoriale comparso sul n° 2 di Nuesta lucha 

EDITORIAL

COORDINADORAS PARA PREPARAR LA HUELGA GENERAL

El periódico de los trabajadores industriales, estatales y desocupados está en marcha. Desde el Encuentro de Brukman de Fábricas Ocupadas se resolvió editar este periódico obrero que llega a sus manos; juntos impulsamos a nivel nacional la necesidad urgente de tener una herramienta de lucha de los sectores populares más atacados por el sistema capitalista mundial que en nuestro país tiene sus mejores aliados (el gobierno) para llevar adelante el hambre y la desocupación. Convencidos estamos de que la dictadura militar se chupó dirigentes sindicales de enorme capacidad, que dándoles la participación a los trabajadores, desde sus sindicatos combativos y democráticos levantaban las banderas de la dignidad, la unidad de todos los sectores sociales ante los gobiernos que siempre respondieron a los intereses extranjeros. Esta situación abrió una enorme brecha en la historia de los trabajadores en la Argentina: el vaciamiento en las fábricas de activistas y sindicatos combativos les permitió a los gobiernos siguientes (en democracia) ocupar con sus títeres lugares que nunca debió perder el trabajador: las centrales sindicales. 

El periódico “Nuestra lucha“ desde las bases es un elemento de unidad de todos los sectores en lucha del país detrás de un solo reclamo. Además, queremos volcar las importantes experiencias de lucha que se dan en estos momentos. Mientras los gobiernos hacen los deberes para el FMI, nosotros, los trabajadores, planteamos salidas nuevas a la crisis: la experiencia de Zanon, Brukman con el control de los trabajadores y planes de obras públicas, la expropiación a la patronal de la metalúrgica La Baskonia para dejarla en manos de los obreros, la lucha de los mineros de Río Turbio en una etapa de definiciones a favor de los trabajadores, la lucha de los compañeros estatales del país que además de no cobrar sus salarios y saber que todo ajuste fiscal recae en sus espaldas tienen que ver en los hospitales y escuelas del país el quiebre de los sistemas de salud y educación. Entendemos que es una enorme tarea de militancia, sólo se logrará cuando los compañeros de base ocupados y desocupados nos comprometamos con nuestras luchas imponer a los dirigentes participación de cada trabajador. Las asambleas con participación de las bases en los lugares de trabajo, los encuentros nacionales para discutir y plantear soluciones, las coordinadoras regionales, etc. son herramientas de lucha que lentamente vamos incorporando. El ataque de los empresarios con el gobierno nos debe encontrar organizados y unidos. No podemos permitir que las centrales sindicales se unan para dividirnos y dejarnos en la lucha solos cada uno por su lado. Dejar de lado las diferencias para que de una vez por todas tomemos el desafío de formar una conducción que represente verdaderamente los interés de los trabajadores. En este sentido, este periódico está en la calle para que cada obrero ocupado y desocupado pueda contar sus experiencias y sumarlas a la lucha de todos. Depende de los trabajadores saber darle una utilidad para avanzar todos juntos, depende de NUESTRA LUCHA “DESDE LAS BASES”. 

Nuestra Lucha n° 2

 


Abbiamo già dato conto nel nostro primo aggiornamento dell’estendersi dei casi di "controllo operaio" - attuato in questa fase in diverse forme, dall’autogestione diretta come per le fabbriche Zanon e Brukmann, alla richiesta rivolta alla proprietà di apertura e verifica dei libri contabili – lotta messa in atto dai lavoratori di fronte allo sfascio di interi settori produttivi.

Tale movimento viene ora ad allargarsi anche ai servizi. In particolare nel settore ospedaliero e dalla salute pubblica segnaliamo la lotta dei lavoratori della clinica privata di Junin che da mesi senza stipendio continuano a mandare avanti la struttura e ne reclamano la statalizzazione.

In questo vitale settore per la popolazione si fa strada inoltre un’altra esperienza di mobilitazione e terreno di lotta: l’Assemblea Popolare di Ramo Mejia (quartiere della grande Buenos Aires) reclama che le aziende farmaceutiche producano i farmaci e le medicine necessarie senza che sia riconosciuto il costo dei brevetti (detenuti dalle multinazionali) in caso contrario se ne rivendica, ancora una volta, la statalizzazione.

Tutte queste varie esperienze di lotta che la classe lavoratrice viene portando avanti di fronte al collasso di un intero paese manifestano al momento un carattere particolare: esse chiedono, reclamano, talvolta impongono all’apparato statale nelle sue diverse articolazioni di essere ciò che non è, ne mai potrà essere. Reclamano cioè all’apparato statale borghese d’essere una struttura al servizio reale della popolazione, di svolgere realmente una funzione sociale per il bene autentico della comunità sacrificando a ciò gli interessi delle classi possidenti argentine e quelli del capitalismo e dell’imperialismo occidentali.

 


In questa fase, che con ogni evidenza è del tutto transitoria, lo stato borghese argentino (ed i manovratori imperialisti sopra di esso) è costretto a fare buon viso a cattivo gioco, ad usare la carota e, sempre più spesso, il bastone nel confronto con i movimenti di lotta. Come abbiamo più volte sottolineato si tratta per esso di guadagnare tempo data l’impossibilità al dato attuale di stroncarli.

In questo senso gli strumenti della repressione e quelli "democratici" come lo specchio per le allodole delle nuove prossime elezioni sono strumenti utilizzati di conserva in vista del "supremo obiettivo" dello stato borghese e dell’imperialismo: stroncare la resistenza proletaria e popolare nel paese.

Per quanto riguarda il primo di questi strumenti, quello del bastone, si moltiplicano nel paese gli episodi di violenza antiproletaria: da ultimo una compagna argentina ci segnala la ricomparsa dell’azione nella zona di Cordoba delle famigerate "triple A" (gli assassini dell’Alleanza Anticomunista Argentina).

Come il movimento di classe deve affrontare e respingere gli assalti della repressione così allo stesso tempo deve denunciare e respingere il tranello elettorale. Segnaliamo sotto questo aspetto la presa di posizione e la messa in guardia lanciata da Prensa Obrera (giornale del Partido Obrero). "Le elezioni arma contro la ribellione popolare" denunciano questi compagni e proseguono: "La manovra elettorale svela allo stesso tempo i limiti del centrosinistra e della sinistra democratizzante la quale pretende solo un cambio di personale politico. Ma nessuna trasformazione è possibile per quanto piccola senza la distruzione dell’attuale apparato statale".