FINE MAGGIO 02

Il punto in breve

(controinformazione di classe dal movimento argentino)

A cinque mesi dalle giornate insurrezionali del dicembre il governo di "salvezza nazionale" di Duhalde non è riuscito a piegare e a far rientrare nei ranghi dell’ordine e della disciplina sociale i movimenti di lotta e la resistenza del proletariato argentino (vedi Che Fare n. 58). Verso i creditori del paese a cui disperatamente chiede sostegni (e chiede tempo per spezzare le gambe alla resistenza delle masse) Duhalde vanta "una conflittualità sociale molto diminuita", nella sua recente visita in Italia egli ha tenuto a rassicurare i 350 mila risparmiatori che hanno in portafoglio titoli argentini: "Rientreranno in possesso dei loro soldi. (…) I tempi? Dipende da quando rientreremo a pieno titolo nella comunità economica internazionale." (Il Sole/24 Ore, 22/5) Ma per rientrare in questa "comunità" il governo deve imporre alle masse i diktat di tali squali. Questo significa - facendo passare i tagli alle sovvenzioni verso le province, la modifica alla legge sui fallimenti (per permettere al capitale straniero di impossessarsi di tutte le aziende in difficoltà), la modifica della legge sulla cosiddetta "sovversione economica" (legge imposta in qualche modo dalla collera di massa contro le banche e le istituzioni finanziarie e che impone ad esse vincoli e controlli) – passare all’attacco frontale contro il proletariato argentino. Non è affatto scontato che la borghesia argentina sia in grado di affrontare all’immediato un simile compito come reclamato dall’imperialismo. 

Dovesse cadere il governo Duhalde si prospetterebbe il ricorso a nuove elezioni. Una nuova farsa, una nuova truffa elettorale buona soltanto per tentare di deviare, di gettare confusione fra le masse giacché il problema di fondo che non si può risolvere con alcuna conta democratica di schede elettorali è quello di piegarsi di fronte al capitale ed all’imperialismo occidentali ed ai suoi servi argentini, oppure entrare contro essi in rotta di collisione. Niente dunque a che fare con "la democrazia" bensì con la forza, con l’organizzazione, con il potere di classe. Vale per il nostro campo come per lo stato borghese il quale intensifica la sua azione di forza, attraverso i suoi bracci legali e le sue squadre di complemento extra-istituzionali, contro i movimenti di lotta.

La repressione violenta (con quasi una decina di morti) si è manifestata in questi mesi soprattutto contro i movimenti di lotta (primi i piqueteros) nelle province mentre nel grande agglomerato di Buenos Aires dove si concentra quasi un quarto della popolazione lo stato ha scelto la via, per il momento, del contenimento soft delle lotte.

Si moltiplicano però i segnali di un passaggio all’azione repressiva dispiegata (condotta direttamente o indirettamente dagli apparati dello stato) contro i movimenti di lotta.

Segnaliamo in particolare l’accentuarsi delle provocazioni e delle pesanti intimidazioni verso gli operai in lotta della Zanon di Neuquen in Patagonia (fabbrica che da sette mesi è autogestita dai lavoratori –vedi Che Fare n. 57- e il cui esempio è stato seguito da un paio di mesi dagli operai tessili della Bruckmann in Buenos Aires e recentemente da quasi una decina di fabbriche in tutto il paese!).

I compagni argentini segnalano che sabato 12 maggio "con una operazione tipica della mafia e dei servizi segreti" due lavoratori della Zanon sono stati sequestrati, picchiati, derubati del salario settimanale che essi dovevano distribuire agli operai e apertamente minacciati per "quello che stanno facendo in fabbrica come sporchi militanti di sinistra".

I lavoratori, organizzati nella loro struttura sindacale SOECN (Sindacato operai ceramisti), che da mesi conducono una lotta dura ed esemplare contro i padroni non si sono fatti e non si faranno intimidire dalle squadre armate del capitale. Anche per questi compagni vale il motto delle Madres de Plaza de Mayo: la lotta continua, "ni un paso atras"!

Indirizzate ogni messaggio di solidarietà a: Carlo Acuña (segretario stampa del SOECN) e-mail acunac2@hotmail.com


Attenzione! Attenzione! 

I lavoratori della Zanon stanno subendo inoltre una pesante minaccia dallo stato italiano, dallo stato imperialista italiano.

Mercoledì 22 maggio i compagni segnalano una "scandalosa intromissione dell’Ambasciata italiana in Argentina contro i lavoratori della Zanon" (vedi Indymedia argentina, sezione trabajadores May 22 ore 05:26 pm). L’imperialismo italiano richiama all’ordine il governo Duhalde affinché ripristini la legalità e la "corretta attività" di una impresa privata di rilevante importanza.

Una impresa privata in mano anche "agli investitori italiani".

Erano proprio i giorni in cui lo stato italiano "accoglieva a braccia aperte", con tanto di inno nazionale cantato dagli alpini, alcune decine di "fratelli argentini" cui è stato garantito un posto di lavoro nelle fabbriche del Veneto.

Prima "si investe" cioè si depreda ed affama un paese, poi lo si ricatta a che ripristini l’ordine sociale (questo il senso degli "aiuti" italiani e occidentali all’Argentina), si minaccia direttamente i proletari in lotta e allo stesso tempo si tenta di giocare la carta di altri lavoratori ("che noi aiutiamo") da mettere in concorrenza con i proletari di qui!

I compagni argentini hanno prontamente reagito convocando una protesta sotto l’ambasciata italiana il 24 maggio.

Leggiamo nella convocazione: "L’imperialismo italiano continua a dettare ordini ai politici del marcio regime argentino per tutelare i suoi interessi. Viva la lotta degli operai Zanon!"

Sottoscriviamo pienamente. Chiamiamo tutto il movimento di classe, tutti i compagni di qui a denunciare con forza davanti alla classe operaia ed ai lavoratori italiani questa minaccia, questa intimidazione rivolta contro gli operai in lotta in Argentina.

Imperialismo italiano, imperialismo occidentale, giù le mani dal proletariato argentino!

Giù le mani dai popoli latinoamericani!