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Il pantano dell’Italietta del Duemila: Rifondazione

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L’essor asiatico perde i colpi. Il baluardo del capitalismo mondiale, gli Stati Uniti, è angustiato in casa propria da una rinascente polarizzazione sociale ed etnica. Nella provincia italiana sembra invece che le cose stiano andando nel migliore dei modi. C’è addirittura chi, a "sinistra", parla di secondo rinascimento: il "genio italiano" avrebbe finalmente scoperto la tanto cercata via al capitalismo dal volto umano. Le cose stanno davvero così? Noi crediamo fermamente di no.
Il "genio italiano" colpisce ancora, ma nella sua solita specialità: nella furbizia e nel panciafichismo con cui cerca di sviare le sue responsabilità sociali e politiche. La cosa vale prima di tutto per i "nostri" borghesi. Ma vale anche, purtroppo, per i proletari d’Italia. Il che sarà fonte, per questi ultimi, di dolorose cadute. È quello che cerchiamo di denunciare nei vari articoli dedicati alla situazione italiana.

Il Titanic-Italia verso i ghiacci polari

Uscirà a breve nelle sale cinematografiche italiane un nuovo kolossal. Narra l’incidente del Titanic. È la parabola di quello che sta succedendo sulla nave-Italia.

Dalla cabina di comando, il 1997 è stato salutato brindando ai successi dell’Ulivo e del governo Prodi. Un messaggio rassicurante è stato rivolto in particolare al personale del transatlantico, e cioè ai lavoratori, ai disoccupati, ai giovani senza riserve, agli oppressi: "Abbandonatevi alla corrente del mercato e del profitto. Vedete? non è così cattiva come sembrava, se a tenere il timone -naturalmente- è la mano dell’Ulivo e la sua politica riformatrice."
Il Titanic-Italia si avvicina invece ai minacciosi ghiacci polari.

Il "meno peggio" sta spianando la strada al "peggio"

Tutti gli atti del governo Prodi, sia in politica "estera" che "interna", sono andati in un’unica direzione. Quella del rafforzamento delle posizioni del capitale a svantaggio del lavoro salariato. Non fa eccezione il provvedimento sull’orario di lavoro.

Un governo di destra avrebbe fatto complessivamente di peggio? Sicuramente. I piccoli passi del governo Prodi, però, non hanno salvato i lavoratori da questo "peggio". Ai padroni e ai finanzieri i ritocchi non bastano più. Pressati dai flutti del mercato mondiale, ora vogliono il peggio, vogliono mettere sotto torchio il personale di servizio e gli addetti alle macchine della nave-Italia. Ne è un riflesso lo spostamento a destra in atto nella società e nelle "istituzioni".

Tre sono i tentativi al momento più significativi attraverso cui i borghesi italiani cercano di regolare i conti con i proletari, del Nord e del Sud: quello tessuto al centro dello schieramento politico tra pezzi del Polo (ormai in disfacimento) e dell’Ulivo, quello sostenuto dalla (tutt’altro che morta) Lega Nord, e quello covato dal nascente "partito" dei sindaci.

La lentezza, l’insufficienza, la vigliaccheria con cui i padroni, grandi e piccoli, e i loro rappresentanti politici muovono le rispettive pedine non deve né consolare e né tranquillizzare. Perché il proletariato si avvicina al momento della resa dei conti su posizioni di nullità politica. Perché questa resa dei conti, grazie anche ai cincischiamenti prodiani, rischia di realizzarsi in una forma che complica ancor più le cose per il proletariato: e cioè nella forma del naufragio del Titanic-Italia e del salto dei suoi borghesi sui tanti e contrapposti canotti del "si salvi chi può" (sulla pelle -naturalmente- della "ciurma proletaria" rimasta tra le loro mani).

Guardiamo in faccia la realtà!

Nel campo proletario, il governo Prodi ha completato il disastro politico che la sinistra italiana aveva preparato nei decenni precedenti. Il quadro è sconsolante: la militanza politica e l’organizzazione della parte avanzata dei lavoratori sono ridotte al lumicino; prostrati ai piedi del dio Mercato, storditi dall’oppio buonista dell’Ulivo e della sua fronda rifondarola, i proletari si ritrovano rassegnati a ingoiare la rancida minestra capitalista, divisi su innaturali linee di frattura territoriali, corrosi e degradati dal peso spossante del lavoro nella galera di fabbrica o dall’ozio forzato della disoccupazione; e chi non scivola nell’apatia politca, si orienta verso soluzioni reazionarie dei problemi sociali, come avviene nel caso della Lega Nord e delle altre leghe federaliste e/o secessioniste che proliferano in tutta Italia.

Esageriamo? Non crediamo. Nelle pagine che seguono, a cominciare dall’articolo su Rifondazione, ci sforziamo di presentare all’attenzione dei compagni e dei lettori gli elementi che ci fanno disegnare un quadro così malmesso. Intendiamo farlo, non perché riteniamo che i proletari si siano rassegnati per l’eternità a portare il basto capitalista a seconda di come piace a lor signori; né perché ci siamo convinti che non torneranno più ad innalzare la bandiera della lotta anticapitalistica; e neanche solo perché crediamo che per un pò di tempo si potrà fare a meno di un intervento organizzato dei comunisti verso la massa del proletariato.

Lo facciamo per tutt’altro motivo: affinché i compagni e i proletari che hanno a cuore le sorti della loro classe, prendano finalmente atto dell’abisso in cui essa sta vergognosamente scendendo; affinché s’interroghino sulle ragioni di questa caduta e sul lavoro da imbastire per favorire la resurrezione del proletariato, che sicuramente verrà per mano di quella stessa globalizzazione che oggi lo butta negli inferi. A questi compagni e proletari noi diciamo: nel vostro sforzo non siete soli, potete contare su di noi, sulla nostra piccola forza, per fare insieme il lavoro che ci sta davanti.

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