PEDOFOBIA:
INVOCANO IL LUPO
A DIFESA DELL’AGNELLO!

In agosto due atroci fatti di cronaca, vittime due bimbette, l’una tunisina, l’altra italiana, hanno improvvisamente riacceso -per un istante s’intende, poi su tutta la questione è calato di nuovo il silenzio- il dibattito su qual è il mezzo più efficace per la lotta contro quella che la stampa borghese continua a chiamare "pedofilia" (amore, amicizia per i fanciulli) e che noi comunisti preferiamo chiamare pedofobia (cioè: avversione verso di essi). Ebbene, è bastato quell’istante perché la classe putrescente che governa questa società putrescente facesse di sé un veritiero autoritratto.

Davanti a una delle tante patologie sociali che continuano ad allargarsi indisturbate con i tipici mezzi dell’industria (50.000 siti internet; milioni di foto porno di bimbi, anche neonati; da 2 a 10 milioni di bimbi in vendita sul mercato mondiale per fini di sfruttamento sessuale; nella sola Inghilterra, la vera sentina d’Europa, 110.000 individui colpiti da condanna formale per "pedofilia", etc.), davanti a un fenomeno morboso di simile ampiezza, non s’è sentita una, di numero, parola sulle cause sociali di esso. Se ne capisce il perché. Come avrebbero potuto i rappresentanti ufficiali della società del mercato riconoscere che la lugubre riduzione dei bambini a strumento di piacere e articolo di commercio è solo l’estrema forma di depravazione di rapporti sociali e sessuali alienati che rendono impossibile il pieno, gioioso appagamento della vita sessuale? Come avrebbero potuto riconoscere che una ricerca così anti-sociale, così anti-vitale del piacere, che un rapporto così intriso di violenza, di sopraffazione, di uso e abuso privatistico del corpo e della vita altrui qual è quello tra "pedofilo" e bimbo violentato, è il sintomo, uno dei sintomi, di quanto sia anti-sociale, anti-vitale, violenta, antagonistica l’intera trama dei rapporti sociali mercantili? Come avrebbero potuto ammettere che i pedofobi non sono dei mostri venuti fuori dal nulla bensì dei figli legittimi, ultra- legittimi di questa società marcia?

Ed allora ecco il "dibattito politico" concentrarsi integralmente sui rimedi, dando per acquisito, con tanto di dichiarazione di "esperti", che è tempo perso (ovvero: sarebbe enormemente pericoloso per l’ordine costituito) ragionare sulle cause. La colpa della pedofobìa è dei pedofobi, stop. Così si diceva, in sostanza, su giornali che a tutta pagina sponsorizzavano il corpo nudo (da fanciulla) della "nuova dea di Max: Olga Lazar"… I rimedi, dunque. Oh, ce n’è davvero in eccesso. Difensori civici e tutor per i bambini, per Fassino: un altro po’ di laute prebende e di burocrazia parassitaria. E poi, in crescendo, castrazione chimica, pena di morte, pena di morte senza processo e -al culmine di tutto-, proposta dal governo di centro-sinistra, poliziotti in cattedra, che di violenza se n’intendono davvero per "competenza specifica" (violenza subìta o esercitata?), a spiegare ai bambini come e qualmente atterrare con un’abile mossa di karate il giovane o l’omaccione che vuole approfittare di loro. Non si sa se più disgustoso o ridicolo.

Ma ridicola l’operazione non è, a misura che in un modo o nell’altro si chiama in causa il "fattore buono", lo stato, a scacciare il fattore cattivo, il pedofilo. Senonché, come hanno visto pure i ciechi nel caso del Belgio, e com’è evidente per quel che riguarda l’organizzazione mondiale del "turismo sessuale", il "turismo" dello stupro etnico, impossibile senza la totale complicità degli stati (cfr. i nn. 41 e 43 del Che fare), gli stati coprono, proteggono queste attività specifiche, ma soprattutto coprono e proteggono i rapporti sociali che le generano e le nutrono, essendo le macchine della violenza e dell’oppressione di classe contro tutto ciò che può mettere a repentaglio la continuità del capitalismo e dei suoi orrori. Dunque: invocare stati, magistrature e polizie a tutela dei bambini è come invocare i Baget-Bozzo a tutela degli islamici, i grassatori a tutela dell’onestà pubblica, i lupi a tutela degli agnelli! Impotente a rimuovere le cause delle abiezioni che produce in serie, la classe borghese fa appello al suo stato perché si applichi in qualche modo a "controllarle", controllando però primariamente che la reazione ad esse non inneschi un pericoloso processo a catena che risalga dagli effetti alle cause, dai "pedofili" al sistema sociale pedofobo che li genera.

Un esempio? Non bastasse il caso belga, per certi versi veramente da manuale con la copertura totale accordata dallo stato e dalla magistratura, i presunti protettori dei bambini, alle alte cariche dello… stato stesso implicate nel giro di cui Dutroux era solo il commesso, si veda quello che è accaduto in Inghilterra. Un giornale, per farsi pubblicità, inizia a pubblicare le liste dei "pedofili" già condannati. Spontaneamente in alcuni centri la popolazione inizia a voler fare piazza pulita di soggetti pericolosi per i propri bambini. Qualche danneggiamento, un paio di costoro che passano a miglior vita vergognandosi del malfatto, e subito scatta l’ordine di stato: basta liste, basta azione diretta delle masse, tutti a casa, i "pedofili" non si toccano, il sistema pedofobo non si deve toccare! Già, perché una popolazione che si mette positivamente in movimento per cominciare a fare un po’ di pulizia, si sa dove comincia ma non dove può finire. Meglio fermarla sul nascere, e avocare tutto allo stato.

Per noi vale l’inverso: si potrà venire a capo di questa orribile patologia, come delle altre patologie sociali del capitalismo, solo ed esclusivamente attraverso la mobilitazione diretta e organizzata delle masse, del proletariato in primo luogo, che solo portando fino in fondo in modo rivoluzionario tale mobilitazione potrà, per dirla con Marx, "levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e diventare capace di fondare su basi nuove la società". Poiché di questo c’è assoluta necessità.